Dalla lezione conciliare abbiamo appreso che la tota communitas in virtù del battesimo esercita il suo sacerdozio comune, come diritto e dovere (SC 14) che ben si distingue dal sacerdozio ministeriale conferito mediante il sacramento dell’ordine. Per mezzo del battesimo ogni uomo e ogni donna condividono con tutta la Chiesa l’urgenza della missione, di annunciare il vangelo ogni creatura. Per questo motivo è necessario che ognuno abbia il suo ruolo, la sua funzione, la sua ministerialità nel grande cantiere della Chiesa.
La distinzione ministeriale non sopprime l’unione del popolo di Dio in quanto tra i vari soggetti vi è una “vera uguaglianza riguardo alla dignità e all’azione comune a tutti i fedeli per l’edificazione del Corpo di Cristo” (LG 32). L’actuosa partecipatio (SC 14) promossa particolarmente dalla prima costituzione conciliare presuppone la partecipazione ministeriale alla vita della comunità ecclesiale.
Paolo VI mediante il motu proprio Ministeria quaedam del 17 agosto 1972 riformula l’ordine dei ministeri abolendo la distinzione tra ordini maggiori e ordini minori lasciando in vita solamente il ministero del lettorato e dell’accolitato da conferire ai soli uomini di sesso maschile, forse per il carattere prevalentemente liturgico dell’attività svolta.
Ma il mondo dei ministeri si presenta come vasto e variegato che muta a seconda dei bisogni delle chiese attraversando differenti ambiti come la catechesi, l’annuncio, l’aspetto caritativo. Nel panorama ecclesiale fortemente in trasformazione papa Francesco pone la sua impronta che ricalca la lezione conciliare nella distinzione tra sacerdozio comune e ordinato e mediante il motu proprio Spiritus Domini compie un cambiamento al Codice di diritto canonico istituzionalizzando una prassi ormai consolidata ovvero l’accesso anche alle donne ai ministeri istituiti. Questo suo cambiamento pone le basi nel canone 230 § 2 «I laici possono assolvere per incarico temporaneo la funzione di lettore». Ma la riforma di papa Francesco non si ferma a questo, di fatti con il motu proprio Antiquum ministerium istituisce il ministero del catechista sottolineando che a tale incarico «siano chiamati uomini e donne di profonda fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi». Inoltre egli sottolinea ancora una volta che già in tempi antichi uomini e donne sono stati annunciatori in terre pagane del messaggio evangelico di Cristo.
Per la prima volta domenica 23 gennaio 2022 denominata “della Parola”, papa Francesco ha istituito lettori e catechisti uomini e donne provenienti da diverse parti del mondo. Con grande apertura e ampio sguardo il vescovo di Roma prosegue la sua opera di riforma e consolidamento.
Lorenzo Montenegro, IV anno
Commento Solennità dell’ Ascensione
Leggi più...