In questa domenica, VI settimana del tempo di Pasqua, la Chiesa, dopo aver contemplato nel Triduo Pasquale la passione, morte e Resurrezione di Cristo, ci invita a scoprire la presenza del Risorto nella vita di ognuno. La preghiera colletta, in questo giorno, sprona ognuno di noi a rendere visibile la fede nel Risorto che celebriamo e ci chiede di fare corrispondere alla fede del cuore, opere che raccontino la gioia dell’incontro con il Figlio.
La Liturgia della Parola ci presenta un passo del Vangelo di Giovanni (Gv 15,9-17). Gesù, in questo passo evangelico, si mostra attento e premuroso verso i suoi discepoli. Egli ha a cuore la sua missione e, fino alla fine, ha chiara la voglia di non perdere nessuno di quelli che il Padre gli ha affidato. Come fa questo? Si pone accanto ai dodici, mostrando la via per una gioia piena. La via è egli stesso. Egli è la manifestazione dell’amore del Padre: il Padre ama il Figlio e questo sentimento si riversa su ciascuno di noi. Egli ci ama dello stesso amore del Padre. Egli che è amore si mostra a noi, si dona a noi, ci sceglie. Egli ci mostra il Padre attraverso l’amore che mette nelle opere. Di fronte ad un rigido legalismo sembra essere questo il centro, il comandamento dei comandamenti: amare fino alla fine superando la logica del fare e scegliendo la logica del servizio.
Attraverso questo annuncio, Gesù sembra dirci che si puo' essere discepoli senza essere nella gioia piena e, nello stesso tempo, ci invita a riflettere sul cammino del discepolato. Noi siamo chiamati a continuare la sua opera. Questa la chiave di ogni missione che, svuotata da ambizioni pastorali, egocentrismi, ha come fondamento una relazione, un incontro che è amore.
Il periodo pasquale ci rimanda ai fatti della chiesa nascente mostrandoci i primi frutti dell’evangelizzazione. La Parola, inviti anche noi ad avere la stessa gioia dei discepoli, che di fronte alle difficolta ed al martirio, hanno saputo ben interpretare quel “dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). A noi è chiesto, infatti, di curare la nostra fede, le nostre relazioni, il nostro agire, il nostro scegliere, perché la nostra vita sia da esempio nel dire al mondo che Dio ama di un amore nuovo, capace di andare oltre i limiti.
Ed io ho scelto di vivere quest’amore? Scelgo di permettere a Dio di farmi fiorire?
Antonio De Salvatore, III anno
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