Cambiare non è mai facile.
Cambiare è necessario.
Su questi due binari, cammina il treno della vita, soprattutto in questi ultimi mesi.
Cambiare non è facile perché ti obbliga a rimetterti in discussione, ad abbandonare gli ormeggi tranquilli delle cose che conosci, delle risposte che ti dato, degli orizzonti che avevi imparato a far tuoi ed erano parte integrante della tua esistenza. Cambiare è il nostro Mar Rosso, il luogo del nostro personale esodo che ti mette in crisi, ti chiede di passare dalle risposte alle domande, è la proposta di un nuovo ricominciamento.
E, come i tanti Esodo della nostra vita, è necessario. Perché ti libera, ti restituisce alla nostra antica e comune vocazione di pellegrini, di eterni viandanti, di gente che ha come tetto il cielo stellato dalla cui profondità risuona ancor’oggi lo stesso invito rivolto ad Abramo: esci! Cambiare è l’esodo a cui è legata una promessa, la promessa di una moltiplicazione, di una abbondanza.
È stato abbondante il Propedeutico in questi sei anni: abbondanza di grazia, abbondanza di storie, di volti, di ricominciamenti, di sogni, di ferite. Sono già abbondanti queste prime settimane a servizio della comunità della Santa Famiglia in Copertino.
Cambiano i luoghi. Cambiano le casacche che indossiamo. Cambiano i servizi che ci vengono chiesti. Ma cosa importa, se la promessa è uguale?
Don Quintino Venneri
Commento Solennità dell’ Ascensione
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