In questa quarta domenica di Quaresima, la celebrazione Eucaristica inizia con questo invito: “rallegrati Gerusalemme” (cf. Antifona d’ingresso). Qual è il motivo di questa gioia? Lo dice il Vangelo di oggi: Dio “ha tanto amato il mondo da dare al mondo il figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Questo messaggio di gioia è il cuore della fede cristiana perché l’amore di Dio ha trovato il suo vertice nel donare suo Figlio all’umanità fragile e peccatrice. Questo è quanto emerge dall’incontro notturno tra Gesù e Nicodemo. Questi si reca da Gesù di notte non perché è un vigliacco, ma perché rappresenta la notte che vuole venire al giorno, Nicodemo è un dubbioso che cerca la verità. Gesù si fa conoscere attraverso tre aspetti: innanzitutto si presenta come il Figlio dell’uomo: viene posto in analogia il serpente di bronzo e Gesù (cf. Nm 21,4-8), così come Mosè innalza il serpente nel deserto e chiunque lo guarda viene salvato, così Cristo sarà innalzato sulla croce e chi crederà in lui verrà salvato. In un secondo passaggio Gesù si presenta come Figlio di Dio: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito” (v. 16). Dio ama talmente tanto gli uomini da mandare suo Figlio perché solo in Lui – che ama l’umanità come Egli stesso è amato dal Padre – possiamo riconoscerci figli del Padre. Cristo sulla croce testimonia questo amore del Padre in modo tale che possiamo dire “noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi”(1Gv 4,16). Gesù infine si presenta come luce. Scrive Giovanni: “Il giudizio è questo la luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce” (v. 19). Il giudizio per chi, pur conoscendo la luce non accoglie la Parola diventata carne, non è frutto dell' azione di Dio, ma dell' uomo stesso. È l'uomo che si autoesclude rifiutando la luce. In aggiunta, è interessante osservare che Giovanni usa un’espressione in apparenza curiosa: “fare la verità” (v. 21). Secondo i nostri modi correnti di esprimerci, la verità non è da fare, ma è qualcosa da conoscere. Per Giovanni, invece, la verità non è una nozione da apprendere ma è il piano salvifico di Dio da accogliere e da costruire.
Guardiamo a Cristo e a come si presenta a noi oggi, perché solo così possiamo trovare la vera gioia e potremo rallegrarci del perdono di Dio che ci dà vita e ci rigenera.
Samuele Pio de Virgiliis, IV anno
In questa quarta domenica di Quaresima, la celebrazione Eucaristica inizia con questo invito: “rallegrati Gerusalemme” (cf. Antifona d’ingresso). Qual è il motivo di questa gioia? Lo dice il Vangelo di oggi: Dio “ha tanto amato il mondo da dare al mondo il figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Questo messaggio di gioia è il cuore della fede cristiana perché l’amore di Dio ha trovato il suo vertice nel donare suo Figlio all’umanità fragile e peccatrice. Questo è quanto emerge dall’incontro notturno tra Gesù e Nicodemo. Questi si reca da Gesù di notte non perché è un vigliacco, ma perché rappresenta la notte che vuole venire al giorno, Nicodemo è un dubbioso che cerca la verità. Gesù si fa conoscere attraverso tre aspetti: innanzitutto si presenta come il Figlio dell’uomo: viene posto in analogia il serpente di bronzo e Gesù (cf. Nm 21,4-8), così come Mosè innalza il serpente nel deserto e chiunque lo guarda viene salvato, così Cristo sarà innalzato sulla croce e chi crederà in lui verrà salvato. In un secondo passaggio Gesù si presenta come Figlio di Dio: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito” (v. 16). Dio ama talmente tanto gli uomini da mandare suo Figlio perché solo in Lui – che ama l’umanità come Egli stesso è amato dal Padre – possiamo riconoscerci figli del Padre. Cristo sulla croce testimonia questo amore del Padre in modo tale che possiamo dire “noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi”(1Gv 4,16). Gesù infine si presenta come luce. Scrive Giovanni: “Il giudizio è questo la luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce” (v. 19). Il giudizio per chi, pur conoscendo la luce non accoglie la Parola diventata carne, non è frutto dell' azione di Dio, ma dell' uomo stesso. È l'uomo che si autoesclude rifiutando la luce. In aggiunta, è interessante osservare che Giovanni usa un’espressione in apparenza curiosa: “fare la verità” (v. 21). Secondo i nostri modi correnti di esprimerci, la verità non è da fare, ma è qualcosa da conoscere. Per Giovanni, invece, la verità non è una nozione da apprendere ma è il piano salvifico di Dio da accogliere e da costruire.
Guardiamo a Cristo e a come si presenta a noi oggi, perché solo così possiamo trovare la vera gioia e potremo rallegrarci del perdono di Dio che ci dà vita e ci rigenera.
Samuele Pio de Virgiliis, IV anno
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