Gesù ci dice anche come il “seme” che non muore resta solo e non produce nulla perché quando cerca di conservarsi perde quella che è la sua qualità principale: dare la vita. Una vita che non si dona è morta, l’egoista la perde, perché essa è relazione e amore. Proprio in questa relazione si inserisce il sacrificio di Gesù che, essendo atto libero, porta ad una nuova nascita.
Come non guardare alle tante persone che in questo ultimo anno con generosità, gratuità e amore, hanno donato sé stessi per aiutare gli altri, ognuno nel proprio ambito, in forme diverse, alcuni fino al sacrificio estremo? Il loro sacrificio non è stato vano, il loro donarsi non è stato inutile, perché ha spinto altri a fare altrettanto generando una catena d’amore che sempre più porta vita. Tutto questo amore donato non può che partire da Dio: è lui la fonte dell’amore, a lui possiamo chiedere sostegno affinché la nostra esistenza sia sempre più un dono per gli altri. È proprio questo che ci invita a fare la preghiera “colletta” posta all’inizio della celebrazione: “Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché con la tua grazia possiamo camminare sempre in quella carità che spinse il tuo Figlio a consegnarsi alla morte per la vita del mondo”. Il nostro amore a volte può essere egoista ma se ci facciamo attraversare dall’amore di Dio e se proviamo ad accoglierlo nella nostra vita, possiamo donarci agli altri senza chiedere nulla in cambio, senza pretese e con gioia, consapevoli di essere amati per primi.
Minervini Sergio, IV anno
Diocesi di Molfetta – Ruvo – Terlizzi – Giovinazzo
Ger 31,31-34
Sal 50
Eb 5,7-9
Gv 12,20-33
Nel Vangelo della V domenica di Quaresima, il Signore Gesù si prepara con sempre maggiore intensità a vivere la sua passione, consapevole di donare la propria vita per la nostra salvezza. È interessante notare come anche i Greci vogliono vedere Gesù: questo è un anticipo di ciò che avverrà dopo il suo innalzamento quando Egli attirerà tutti a sé. La croce visivamente è un innalzamento ma in realtà è abbassamento; eppure questo estremo scandalo mostra la gloria abissale di Dio. Dio è amore; e la caratteristica più alta dell’amore è l’umiltà che si concretizza nell’obbedienza.
Gesù utilizza l’immagine del seme per indicare il mistero della nuova creazione. Egli, che è Parola, pane e vita, si paragona al seme di grano, che dispiega la sua forza vitale proprio quando cade nella terra. Il destino del seme è portare frutto solo quando cade nella terra e muore ed è lo stesso del Figlio dell’uomo, Gesù, che esprime la necessità che avvenga questo per la nostra salvezza: è paradossale vedere come uno strumento di morte possa diventare strumento generativo; può sembrare assurdo che dalla morte possa nascere nuova vita ma questo ci fa comprendere come solo donandosi totalmente si può rinascere, solo donandosi totalmente possiamo vivere pienamente, costruendo giorno dopo giorno il Regno di Dio. Gesù per primo ci dà l’esempio di questo, diventando sempre più consapevole di quello che sarà il disegno di salvezza del Padre che si realizza in lui.
Gesù ci dice anche come il “seme” che non muore resta solo e non produce nulla perché quando cerca di conservarsi perde quella che è la sua qualità principale: dare la vita. Una vita che non si dona è morta, l’egoista la perde, perché essa è relazione e amore. Proprio in questa relazione si inserisce il sacrificio di Gesù che, essendo atto libero, porta ad una nuova nascita.
Come non guardare alle tante persone che in questo ultimo anno con generosità, gratuità e amore, hanno donato sé stessi per aiutare gli altri, ognuno nel proprio ambito, in forme diverse, alcuni fino al sacrificio estremo? Il loro sacrificio non è stato vano, il loro donarsi non è stato inutile, perché ha spinto altri a fare altrettanto generando una catena d’amore che sempre più porta vita. Tutto questo amore donato non può che partire da Dio: è lui la fonte dell’amore, a lui possiamo chiedere sostegno affinché la nostra esistenza sia sempre più un dono per gli altri. È proprio questo che ci invita a fare la preghiera “colletta” posta all’inizio della celebrazione: “Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché con la tua grazia possiamo camminare sempre in quella carità che spinse il tuo Figlio a consegnarsi alla morte per la vita del mondo”. Il nostro amore a volte può essere egoista ma se ci facciamo attraversare dall’amore di Dio e se proviamo ad accoglierlo nella nostra vita, possiamo donarci agli altri senza chiedere nulla in cambio, senza pretese e con gioia, consapevoli di essere amati per primi.
Minervini Sergio, IV anno
Diocesi di Molfetta – Ruvo – Terlizzi – Giovinazzo
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