Ecco la festa dell’eucarestia, ecco la festa del ringraziamento che il popolo santo è chiamato a vivere nel giorno del Signore. E così, l’Eucarestia diviene il santo segno d’amore di Dio nei riguardi del suo popolo, e nel celebrarla, ogni cristiano incontra, nel Figlio, la verità di Dio, così che cresca la consapevolezza, come ascoltiamo sulle note della musica di Franco Battiato, che non possa dire “E ti vengo a cercare” bensì “E ti vengo a trovare”.
Inoltre, il dono eucaristico di Gesù è anche una realtà inclusiva, per tutti, perché l’eucarestia non è solo “dono” ma anche compito. Infatti l’evangelista Marco, nel racconto dell’istituzione, insiste sul “sangue versato di Gesù” che diviene “sangue della nuova alleanza” e questa memoria viene consegnata alla Chiesa. Ora il gesto di Gesù, il “consegnare il suo consegnarsi agli uomini”, è un gesto che può tornare nelle nostre coscienze sia come esempio, come stimolo, e come fondamento per una vita che si dona agli altri affinché il popolo della nuova alleanza cresca nella consapevolezza di diventare un’offerta gradita a Dio.
Emanuele Nesca, V anno
Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca
Es 24,3-8
Sal 115
Eb 9,11-15
Mc 14,12-16.22-26
La domenica del Corpus domini conclude il ciclo delle solennità dopo il tempo di Pasqua. È la festa dell’Eucarestia, è il giorno in cui il popolo di Dio non solo si sente convocato ma rende grazie per il nutrimento del pane e del vino che, pur essendo alimenti comuni, nella celebrazione diventano sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo. Attraverso questi santi segni, il popolo ecclesiale riesce a vivere sia il memoriale dell’ultima cena e sia a pregustare la Pasqua dell’Agnello immolato, come ricorda la colletta di quest’anno: «Purifica i nostri cuori, perché alla cena dell’Agnello possiamo pregustare la Pasqua eterna».
Le letture bibliche che seguono i riti d’introduzione, mettono l’accento sull’immagine del sangue e quindi del “sacrificio”. In realtà, non si vuole insistere sul tema del sacrificio come azione forte, cruenta, ma si vuol invitare i fedeli a non aver paura d’essere offerta viva per gli altri perché il Padre avrà cura di coloro che offrono la loro vita come “dono”.
Infatti, già la lettura di Esodo narra il sacrificio di Mosè per instaurare un’alleanza. L’alleanza che diventerà ormai un legame di sangue tra Dio e il suo popolo. Segue la seconda lettura, presa dalla lettera agli Ebrei, la grande omelia cristologica, che riprende il tema del sacrificio, non “il sacrificio rituale” fatto con il sangue di capri e di vitelli, ma il “sacrificio di Cristo” fatto con il suo sangue. È ribadisce che quello di Cristo è un’oblazione pura e santa perché, con il suo sangue si realizza il sacrificio perfetto, senza macchia, pieno di amore e nello Spirito eterno. Quindi, il dono di Gesù è una realtà esclusiva, perché in quell’oblazione del Figlio, il Padre si è pienamente riconosciuto. Il Figlio si sacrifica affinché venga “riconosciuto” al Padre, e se ne sia “riconoscenti”, che ogni giorno offre sé stesso per il bene di ogni vita. L’Eucarestia, allora, è “rendimento di grazie” per la donazione di Dio a nostro favore.
Ecco la festa dell’eucarestia, ecco la festa del ringraziamento che il popolo santo è chiamato a vivere nel giorno del Signore. E così, l’Eucarestia diviene il santo segno d’amore di Dio nei riguardi del suo popolo, e nel celebrarla, ogni cristiano incontra, nel Figlio, la verità di Dio, così che cresca la consapevolezza, come ascoltiamo sulle note della musica di Franco Battiato, che non possa dire “E ti vengo a cercare” bensì “E ti vengo a trovare”.
Inoltre, il dono eucaristico di Gesù è anche una realtà inclusiva, per tutti, perché l’eucarestia non è solo “dono” ma anche compito. Infatti l’evangelista Marco, nel racconto dell’istituzione, insiste sul “sangue versato di Gesù” che diviene “sangue della nuova alleanza” e questa memoria viene consegnata alla Chiesa. Ora il gesto di Gesù, il “consegnare il suo consegnarsi agli uomini”, è un gesto che può tornare nelle nostre coscienze sia come esempio, come stimolo, e come fondamento per una vita che si dona agli altri affinché il popolo della nuova alleanza cresca nella consapevolezza di diventare un’offerta gradita a Dio.
Emanuele Nesca, V anno
Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca
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