Testi della Liturgia della Parola
Dt 7, 6-11
Sal 102
1 Gv 4,7-16
Mt 11,25-30
Questo brano, intitolato “inno di lode”, si colloca all’interno del undicesimo capitolo del Vangelo secondo Matteo subito dopo la scena dell’elogio di Giovanni Battista e il severo giudizio di Gesù per alcune città. A prima vista, il tema dominante che incontriamo in questo brano è quello del privilegio per i piccoli. Con un significato della categoria di “piccoli” sempre più allargato. Infatti, nella scena precedente in cui si fa riferimento a Giovanni Battista, i piccoli sono le persone malate o sfortunate: i ciechi, gli zoppi, i lebbrosi, i sordi, i morti e i poveri che trovano guarigione e consolazione (Mt 11,5). Nella scena successiva, invece, i piccoli sono quelle città in cui Gesù non ha compiuto prodigi eppure esse si sono convertite, rispetto a quelle invece in cui, pur avendo visto tanti prodigi, non si sono convertite. (Mt 11,20). Questa è la sapienza divina che Gesù ci ha fatto conoscere, quella cioè della piccolezza e della fragilità come condizioni per poter accedere alla bontà di Dio.
Nella seconda parte del brano, quando Gesù invita al riposo, incontriamo una particolarità: Gesù supera la mentalità dell’automatismo e ci rende capaci non solo di ricevere, ma anche di partecipare. I verbi utilizzati da Gesù, infatti, mostrano come caratteristica principale la libertà dell’uomo: venite, prendete e imparate (Mt 11,28-29). La relazione offerta da Gesù non è solo una carezza che ci paralizza dentro la nostra piccolezza e fragilità, ma ci fa crescere imparando da Lui. Gesù è capace di insegnare agli altri perché anche Lui è stato piccolo.
In questa festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, siamo invitati a entrare in relazione con Gesù, per imparare a conoscere meglio il suo Cuore. In una relazione intima tra due persone, infatti, siamo soliti chiamare la condivisione profonda tra i soggetti della relazione, come una condivisone cuore a cuore. Questo ci dice che non si tratta solamente di una condivisione di tipo materiale, piuttosto di una condivisione che tocca l’affetto, il pensiero, la parola, l’ascolto o semplicemente la presenza dell’altro. Così è la nostra relazione con Gesù, essa non porta semplicemente a cambiare ciò che non ci va bene, ma cambia il nostro cuore.
Testi della Liturgia della Parola
Dt 7, 6-11
Sal 102
1 Gv 4,7-16
Mt 11,25-30
Questo brano, intitolato “inno di lode”, si colloca all’interno del undicesimo capitolo del Vangelo secondo Matteo subito dopo la scena dell’elogio di Giovanni Battista e il severo giudizio di Gesù per alcune città. A prima vista, il tema dominante che incontriamo in questo brano è quello del privilegio per i piccoli. Con un significato della categoria di “piccoli” sempre più allargato. Infatti, nella scena precedente in cui si fa riferimento a Giovanni Battista, i piccoli sono le persone malate o sfortunate: i ciechi, gli zoppi, i lebbrosi, i sordi, i morti e i poveri che trovano guarigione e consolazione (Mt 11,5). Nella scena successiva, invece, i piccoli sono quelle città in cui Gesù non ha compiuto prodigi eppure esse si sono convertite, rispetto a quelle invece in cui, pur avendo visto tanti prodigi, non si sono convertite. (Mt 11,20). Questa è la sapienza divina che Gesù ci ha fatto conoscere, quella cioè della piccolezza e della fragilità come condizioni per poter accedere alla bontà di Dio.
Nella seconda parte del brano, quando Gesù invita al riposo, incontriamo una particolarità: Gesù supera la mentalità dell’automatismo e ci rende capaci non solo di ricevere, ma anche di partecipare. I verbi utilizzati da Gesù, infatti, mostrano come caratteristica principale la libertà dell’uomo: venite, prendete e imparate (Mt 11,28-29). La relazione offerta da Gesù non è solo una carezza che ci paralizza dentro la nostra piccolezza e fragilità, ma ci fa crescere imparando da Lui. Gesù è capace di insegnare agli altri perché anche Lui è stato piccolo.
In questa festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, siamo invitati a entrare in relazione con Gesù, per imparare a conoscere meglio il suo Cuore. In una relazione intima tra due persone, infatti, siamo soliti chiamare la condivisione profonda tra i soggetti della relazione, come una condivisone cuore a cuore. Questo ci dice che non si tratta solamente di una condivisione di tipo materiale, piuttosto di una condivisione che tocca l’affetto, il pensiero, la parola, l’ascolto o semplicemente la presenza dell’altro. Così è la nostra relazione con Gesù, essa non porta semplicemente a cambiare ciò che non ci va bene, ma cambia il nostro cuore.
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