Is 9,1-6; Sal 96 (96); Tt 2,11-14; Lc 2,1-14
Il tempo di Avvento finora vissuto, ci ha preparato a celebrare la grande Solennità del Natale del Signore Gesù, che ancora una volta splende come vera Luce del mondo. Allora facciamo nostre le parole di giubilo dell’antifona d’ingresso: «Rallegriamoci tutti nel Signore, il Salvatore è nato nel mondo. Oggi la pace vera è scesa per noi dal cielo».
Il Vangelo che la liturgia ci presenta nella Messa della notte (cfr. Lc 2,1-14), contestualizza la nascita di Gesù nei giorni in cui «Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra» (Lc 2,1). Attraverso il censimento, Cesare desiderava entrare a conoscenza delle reali risorse economiche e militari di cui poter disporre in caso di guerra. Si è trattato di un atto attraverso il quale il sovrano ha voluto affermare in modo inequivocabile il suo potere su tutti i suoi sudditi. Ma alla autoesaltazione dell’uomo-Cesare, fa da contraltare l’umiliazione di un Dio che ama così tanto l’umanità da scegliere di farsi uomo. Infatti Dio non desidera imporsi all’umanità con potenza, al contrario desidera condividere fino in fondo la nostra povertà e debolezza. Questo è il Dio che ama e che si lascia amare.
Il momento storico in cui Gesù nasce è dunque buio per l’umanità ma, lo sappiamo, è proprio la notte che permette alla luce di risaltare: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1). Allora non preoccuparti se stai vivendo un momento buio della tua vita: è proprio questo il tempo in cui il Signore Gesù come Luce desidera visitarti, squarciando ogni tenebra. È proprio così, non sei tu a dover raggiungere Dio, ma è Lui stesso che, facendosi uomo, facendosi bambino, ti viene incontro: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia» (Is 9,2).
Quante volte ci capita di pensare che Dio pretenda qualcosa da noi, senza invece accorgerci che Maria «lo pose in una mangiatoia» (Lc 2,7), nel luogo, cioè, in cui mangiano le bestie. L’umile nascita di Gesù ci aiuta allora a comprendere che è Dio stesso a farsi cibo che sazia la nostra fame, vita che vince la nostra morte: «Egli ha dato se stesso per noi» (Tt 2, 14).
Sicuramente, se dovessimo descrivere Dio, mai ci verrebbe in mente di presentarlo come piccolo, impotente. Eppure è proprio questo il mistero del Natale: l’Altissimo si è fatto piccolo, l’Onnipotente bisognoso, l’Immortale mortale pur di farsi a noi prossimo, solidale con la nostra debolezza.
Non tutti sono capaci di accogliere un Dio così. Natale è la festa dell’umiltà di Dio. E per accogliere questa umiltà è necessario essere a propria volta umili, proprio come i pastori. Solo a questa condizione saremo in grado di accogliere il Salvatore che nasce per noi in ogni «oggi» della nostra vita.
Allora è proprio vero: la grandezza dell’Amore di Dio per noi uomini consiste nel suo farsi piccolo e solidale con tutti, nel ridurre al nulla ogni distanza tra cielo e terra, nel suo farsi a noi prossimo, nel permetterci di abbracciarlo. Immagina allora di trovarti al posto di Maria, di tenere fra le braccia il piccolo Gesù. Ecco la «grande gioia», ecco il mistero di Dio, pronto ad umiliarsi per raggiungere te, l’amato.
Michele Pio Castagnaro, IV anno
Is 9,1-6; Sal 96 (96); Tt 2,11-14; Lc 2,1-14
Il tempo di Avvento finora vissuto, ci ha preparato a celebrare la grande Solennità del Natale del Signore Gesù, che ancora una volta splende come vera Luce del mondo. Allora facciamo nostre le parole di giubilo dell’antifona d’ingresso: «Rallegriamoci tutti nel Signore, il Salvatore è nato nel mondo. Oggi la pace vera è scesa per noi dal cielo».
Il Vangelo che la liturgia ci presenta nella Messa della notte (cfr. Lc 2,1-14), contestualizza la nascita di Gesù nei giorni in cui «Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra» (Lc 2,1). Attraverso il censimento, Cesare desiderava entrare a conoscenza delle reali risorse economiche e militari di cui poter disporre in caso di guerra. Si è trattato di un atto attraverso il quale il sovrano ha voluto affermare in modo inequivocabile il suo potere su tutti i suoi sudditi. Ma alla autoesaltazione dell’uomo-Cesare, fa da contraltare l’umiliazione di un Dio che ama così tanto l’umanità da scegliere di farsi uomo. Infatti Dio non desidera imporsi all’umanità con potenza, al contrario desidera condividere fino in fondo la nostra povertà e debolezza. Questo è il Dio che ama e che si lascia amare.
Il momento storico in cui Gesù nasce è dunque buio per l’umanità ma, lo sappiamo, è proprio la notte che permette alla luce di risaltare: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1). Allora non preoccuparti se stai vivendo un momento buio della tua vita: è proprio questo il tempo in cui il Signore Gesù come Luce desidera visitarti, squarciando ogni tenebra. È proprio così, non sei tu a dover raggiungere Dio, ma è Lui stesso che, facendosi uomo, facendosi bambino, ti viene incontro: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia» (Is 9,2).
Quante volte ci capita di pensare che Dio pretenda qualcosa da noi, senza invece accorgerci che Maria «lo pose in una mangiatoia» (Lc 2,7), nel luogo, cioè, in cui mangiano le bestie. L’umile nascita di Gesù ci aiuta allora a comprendere che è Dio stesso a farsi cibo che sazia la nostra fame, vita che vince la nostra morte: «Egli ha dato se stesso per noi» (Tt 2, 14).
Sicuramente, se dovessimo descrivere Dio, mai ci verrebbe in mente di presentarlo come piccolo, impotente. Eppure è proprio questo il mistero del Natale: l’Altissimo si è fatto piccolo, l’Onnipotente bisognoso, l’Immortale mortale pur di farsi a noi prossimo, solidale con la nostra debolezza.
Non tutti sono capaci di accogliere un Dio così. Natale è la festa dell’umiltà di Dio. E per accogliere questa umiltà è necessario essere a propria volta umili, proprio come i pastori. Solo a questa condizione saremo in grado di accogliere il Salvatore che nasce per noi in ogni «oggi» della nostra vita.
Allora è proprio vero: la grandezza dell’Amore di Dio per noi uomini consiste nel suo farsi piccolo e solidale con tutti, nel ridurre al nulla ogni distanza tra cielo e terra, nel suo farsi a noi prossimo, nel permetterci di abbracciarlo. Immagina allora di trovarti al posto di Maria, di tenere fra le braccia il piccolo Gesù. Ecco la «grande gioia», ecco il mistero di Dio, pronto ad umiliarsi per raggiungere te, l’amato.
Michele Pio Castagnaro, IV anno
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