Sembra quasi superfluo tentare un commento a questa straordinaria pagina del vangelo di Giovanni. Essa ci appare subito immensa, potente, disarmante. Eppure non si possono non evidenziare alcuni temi che emergono con forza nella meditazione di oggi, giorno in cui siamo chiamati a contemplare il Figlio di Dio venuto al mondo, giorno che appartiene indiscutibilmente al vissuto personale di ognuno di noi, giorno che ci mette davanti la possibilità di sospendere le attività quotidiane per sentirci parte viva dell'opera dell'Assoluto. Una domanda sembra trovare subito risposta in questo testo: chi è Gesù? Ecco quello che sembra essere l'obbiettivo primo del Prologo di Giovanni, ovvero descrivere in forma poetica l’opera di Cristo all’interno del sublime piano di salvezza che Dio stesso ha tracciato per l'uomo. Il Messia è il Verbo e l’autore colloca il Verbo in Dio, non è da Lui separato, anzi come il Padre preesiste da prima della creazione stessa: prima di Adamo il Creatore aveva già offerta all’uomo la salvezza in suo Figlio, e quella stessa salvezza oggi ha assunto la carne dell'umanità. Se vogliamo guardare all’uomo della Bibbia vediamo come il verbo, la parola, è l’espressione più intima e profonda di una persona, e lo stesso Dio con la parola comunica il suo essere più autentico, sé stesso appunto: il Verbo è allora generato dal profondo del seno di Dio che è amore. Importante è la figura di Giovanni Battista, il testimone, esempio di ogni cristiano: egli non è la luce, ma indica la vera Luce, egli non agisce per suo stesso conto, ma fa tutto per la gloria di Dio, ogni suo respiro mira a rendere testimonianza di quel Messia che il Padre ha mandato in mezzo agli uomini per offrire loro la Salvezza.
Il centro di questa pagina si rivela essere quella frase che spesso troviamo riprodotta nei nostri presepi, o che ascoltiamo nei canti delle nostre liturgie: 《…e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi…: ecco che qui si afferma solennemente che quella Parola già esistente ha preso carne, è diventata uomo, Cristo ha sposato l’umanità intera, ogni peccatore è ora suo fratello. Dio ha scelto di venire al mondo oggi nella forma di un bambino indifeso, tra le fragili braccia della Vergine Maria, sua madre, al gelo di una stalla, riconosciuto solo dai pastori accompagnati dalle loro pecore, che nulla hanno da offrire se non la loro stessa presenza. Fermiamoci anche noi oggi come loro a contemplare ancora una volta questo bambino avvolto in fasce, guardiamo l’amore infinito di Dio che ci sorride nella miseria, quella miseria che spesso è presente nelle nostre esistenze finite, che a noi fa quasi ribrezzo, ma di cui Gesù non si vergogna, offrendoci ogni giorno sé stesso, la vera salvezza. Tra i rumori del mondo abbiamo oggi la preziosa possibilità di stare davanti al Mistero di Dio come suoi figli, rinati anche noi a vita nuova grazie a Colui che è venuto al mondo solo per donarci la sua di vita, non rinunciamo a questo dono poiché Egli è il compimento di tutta la Storia, uomo come noi.
Cosimo Martinelli, V anno
Diocesi di Conversano-Monopoli
Sembra quasi superfluo tentare un commento a questa straordinaria pagina del vangelo di Giovanni. Essa ci appare subito immensa, potente, disarmante. Eppure non si possono non evidenziare alcuni temi che emergono con forza nella meditazione di oggi, giorno in cui siamo chiamati a contemplare il Figlio di Dio venuto al mondo, giorno che appartiene indiscutibilmente al vissuto personale di ognuno di noi, giorno che ci mette davanti la possibilità di sospendere le attività quotidiane per sentirci parte viva dell'opera dell'Assoluto. Una domanda sembra trovare subito risposta in questo testo: chi è Gesù? Ecco quello che sembra essere l'obbiettivo primo del Prologo di Giovanni, ovvero descrivere in forma poetica l’opera di Cristo all’interno del sublime piano di salvezza che Dio stesso ha tracciato per l'uomo. Il Messia è il Verbo e l’autore colloca il Verbo in Dio, non è da Lui separato, anzi come il Padre preesiste da prima della creazione stessa: prima di Adamo il Creatore aveva già offerta all’uomo la salvezza in suo Figlio, e quella stessa salvezza oggi ha assunto la carne dell'umanità. Se vogliamo guardare all’uomo della Bibbia vediamo come il verbo, la parola, è l’espressione più intima e profonda di una persona, e lo stesso Dio con la parola comunica il suo essere più autentico, sé stesso appunto: il Verbo è allora generato dal profondo del seno di Dio che è amore. Importante è la figura di Giovanni Battista, il testimone, esempio di ogni cristiano: egli non è la luce, ma indica la vera Luce, egli non agisce per suo stesso conto, ma fa tutto per la gloria di Dio, ogni suo respiro mira a rendere testimonianza di quel Messia che il Padre ha mandato in mezzo agli uomini per offrire loro la Salvezza.
Il centro di questa pagina si rivela essere quella frase che spesso troviamo riprodotta nei nostri presepi, o che ascoltiamo nei canti delle nostre liturgie: 《…e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi…: ecco che qui si afferma solennemente che quella Parola già esistente ha preso carne, è diventata uomo, Cristo ha sposato l’umanità intera, ogni peccatore è ora suo fratello. Dio ha scelto di venire al mondo oggi nella forma di un bambino indifeso, tra le fragili braccia della Vergine Maria, sua madre, al gelo di una stalla, riconosciuto solo dai pastori accompagnati dalle loro pecore, che nulla hanno da offrire se non la loro stessa presenza. Fermiamoci anche noi oggi come loro a contemplare ancora una volta questo bambino avvolto in fasce, guardiamo l’amore infinito di Dio che ci sorride nella miseria, quella miseria che spesso è presente nelle nostre esistenze finite, che a noi fa quasi ribrezzo, ma di cui Gesù non si vergogna, offrendoci ogni giorno sé stesso, la vera salvezza. Tra i rumori del mondo abbiamo oggi la preziosa possibilità di stare davanti al Mistero di Dio come suoi figli, rinati anche noi a vita nuova grazie a Colui che è venuto al mondo solo per donarci la sua di vita, non rinunciamo a questo dono poiché Egli è il compimento di tutta la Storia, uomo come noi.
Cosimo Martinelli, V anno
Diocesi di Conversano-Monopoli
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