Nel primo giorno dell’anno la lettura libro dei Numeri fa risuonare nel nostro cuore un grande augurio carico di speranza: «Il Signore faccia risplendere per te il Suo volto e ti faccia grazia» (Nm 6,25). Questo versetto, che è parte della benedizione sacerdotale, intercetta nell’animo del lettore il bisogno profondo dell’uomo in ricerca del volto di un Dio che illumini la sua esistenza. Volto che in questi giorni dell’ottava di Natale, che oggi raggiunge il suo culmine, abbiamo imparato a contemplare nella stalla di Betlemme in un bambino adagiato nella mangiatoia. Accanto a questo bambino non possiamo fare a meno di vedere Maria e Giuseppe che, entrambi senza lunghe attese, hanno aperto il cuore alla parola di Dio e insieme hanno permesso a questa parola di prendere carne in Gesù con il loro sì.
Nel brano del Vangelo odierno vediamo che anche i pastori «senza indugio» (Lc 2,16) si sono messi in cammino mossi dall’annuncio dell’Angelo che invitava questi uomini semplici a riconoscere in un bambino il Salvatore. Vediamo in questi movimenti repentini di Maria, Giuseppe e nei pastori un richiamo forte a lasciarci interpellare senza riserve dalla Parola, non come ascoltatori immobili, ma come ascoltatori che si mettono in cammino per riconoscere il Signore nella storia in cui vivono, per accoglierlo nella trama del nostro quotidiano. Il mistero del Natale, che la liturgia ci fa rivivere nuovamente in questi giorni, ci insegna proprio questo: che il Signore non sceglie posti particolari per venire ad abitare in mezzo a noi, non nasce con colpi di scena ma sceglie semplicemente la nostra storia. Potrebbe sorgere spontanea una domanda: ma come fare a riconoscere il Signore oggi nella storia? Per questo non ci sono ricette pronte. Ma la Parola ci indica nella Madre di Dio, che oggi festeggiamo solennemente, un atteggiamento per far sì che la nostra vita non resti semplicemente un accumulo di cose: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2, 19).
Questo significa che, oltre a camminare, il segreto per riconoscere il Signore nella complessità degli eventi è attivare il cuore mantenendolo sempre a contatto con la piccolezza di quel Dio che si fa piccolo per incontrarci nelle periferie della nostra esistenza. Un altro augurio che la liturgia del giorno potrebbe farci in questo capodanno nasce proprio da questo atteggiamento di Maria che custodisce gli eventi nel suo cuore. Stiamo iniziando un nuovo anno e sicuramente nel nostro cuore ci sono tante emozioni, tante gioie, speranze, attese, delusioni, paure; non sappiamo cosa accadrà, sicuramente saremo presi da tanti eventi e incontri nuovi. Per questo non possiamo non affidare a Maria la nostra vita perché dal Suo esempio anche noi impariamo ad affinare lo sguardo, senza restare appiattiti superficialmente sulla realtà che ci circonda, ma possiamo imparare a custodire nell’intimo ciò che accade per riconoscere con gli occhi del cuore il Signore nell’ordito dei nostri vissuti e nelle tante sorelle e nei tanti fratelli che Egli metterà in questo anno sul nostro cammino.
Ciro Coco
IV Anno
Nel primo giorno dell’anno la lettura libro dei Numeri fa risuonare nel nostro cuore un grande augurio carico di speranza: «Il Signore faccia risplendere per te il Suo volto e ti faccia grazia» (Nm 6,25). Questo versetto, che è parte della benedizione sacerdotale, intercetta nell’animo del lettore il bisogno profondo dell’uomo in ricerca del volto di un Dio che illumini la sua esistenza. Volto che in questi giorni dell’ottava di Natale, che oggi raggiunge il suo culmine, abbiamo imparato a contemplare nella stalla di Betlemme in un bambino adagiato nella mangiatoia. Accanto a questo bambino non possiamo fare a meno di vedere Maria e Giuseppe che, entrambi senza lunghe attese, hanno aperto il cuore alla parola di Dio e insieme hanno permesso a questa parola di prendere carne in Gesù con il loro sì.
Nel brano del Vangelo odierno vediamo che anche i pastori «senza indugio» (Lc 2,16) si sono messi in cammino mossi dall’annuncio dell’Angelo che invitava questi uomini semplici a riconoscere in un bambino il Salvatore. Vediamo in questi movimenti repentini di Maria, Giuseppe e nei pastori un richiamo forte a lasciarci interpellare senza riserve dalla Parola, non come ascoltatori immobili, ma come ascoltatori che si mettono in cammino per riconoscere il Signore nella storia in cui vivono, per accoglierlo nella trama del nostro quotidiano. Il mistero del Natale, che la liturgia ci fa rivivere nuovamente in questi giorni, ci insegna proprio questo: che il Signore non sceglie posti particolari per venire ad abitare in mezzo a noi, non nasce con colpi di scena ma sceglie semplicemente la nostra storia. Potrebbe sorgere spontanea una domanda: ma come fare a riconoscere il Signore oggi nella storia? Per questo non ci sono ricette pronte. Ma la Parola ci indica nella Madre di Dio, che oggi festeggiamo solennemente, un atteggiamento per far sì che la nostra vita non resti semplicemente un accumulo di cose: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2, 19).
Questo significa che, oltre a camminare, il segreto per riconoscere il Signore nella complessità degli eventi è attivare il cuore mantenendolo sempre a contatto con la piccolezza di quel Dio che si fa piccolo per incontrarci nelle periferie della nostra esistenza. Un altro augurio che la liturgia del giorno potrebbe farci in questo capodanno nasce proprio da questo atteggiamento di Maria che custodisce gli eventi nel suo cuore. Stiamo iniziando un nuovo anno e sicuramente nel nostro cuore ci sono tante emozioni, tante gioie, speranze, attese, delusioni, paure; non sappiamo cosa accadrà, sicuramente saremo presi da tanti eventi e incontri nuovi. Per questo non possiamo non affidare a Maria la nostra vita perché dal Suo esempio anche noi impariamo ad affinare lo sguardo, senza restare appiattiti superficialmente sulla realtà che ci circonda, ma possiamo imparare a custodire nell’intimo ciò che accade per riconoscere con gli occhi del cuore il Signore nell’ordito dei nostri vissuti e nelle tante sorelle e nei tanti fratelli che Egli metterà in questo anno sul nostro cammino.
Ciro Coco
IV Anno
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