Durante la seconda serata del Festival di Sanremo 2022, sul palco dell’Ariston Amadeus per la conduzione è affiancato da Lorena Cesarini. La giovane attrice racconta di sé attraverso un commovente monologo che ancora oggi riecheggia nelle nostre menti e nelle nostre coscienze; non può essere messo da parte, ma piuttosto deve spronarci ad una riflessione concreta sulla tematica delle discriminazioni e del razzismo.
«A 34 anni scopro che non è vero che sono una ragazza italiana come tante. Io resto nera. Fino ad oggi a scuola, all'università, al lavoro, sul tram, nessuno aveva mai sentito l'urgenza di dirmelo. E invece appena Amadeus dà questa splendida notizia per me, certe persone hanno sentito questa urgenza», dice dal palco dell'Ariston. «Per alcuni il colore della mia pelle è un problema, hanno voluto farlo sapere a tutti. Vi leggo alcune frasi che sono uscite sui social: “Non se lo merita, l'hanno chiamata lì perché è nera” ... “Forse l'hanno chiamata per lavare le scale e annaffiare i fiori…”».
È veramente molto triste leggere queste righe a pochi giorni dal famoso “8 marzo”, giornata internazionale della Donna, ricorrenza in cui fare memoria delle conquiste sociali, economiche e politiche, ma anche, appunto, per riflettere sulle numerose discriminazioni e varie violenze di natura fisica e psicologica di cui ancora oggi non poche sono vittime in tutto il mondo.
Anche papa Francesco lo scorso 1° gennaio, durante l’omelia nella Messa celebrata in S. Pietro, ha pronunciato parole molto forti: «Quanta violenza c’è nei confronti delle donne! Basta! Ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l’umanità, non da un angelo, non direttamente: da una donna. Come da una donna, la Chiesa donna, prende l’umanità dei figli». Il Pontefice, inoltre, ha esortato il mondo a impegnarsi «per promuovere le madri e proteggere le donne».
Le origini di questa festa vengono fatte risalire da alcuni ad un episodio avvenuto a New York l’8 marzo 1911, un incendio in una fabbrica di camicie che avrebbe causato la morte di 123 operaie che rimasero intrappolate dalle uscite sbarrate dei locali. In realtà, la storia è molto più complessa e affiora le sue radici nel lontano febbraio del 1909, quando il Partito socialista americano suggerì di celebrare una giornata interamente dedicata all’importanza delle donne all’interno della società. Questa iniziativa l’anno seguente fu ripresa in considerazione a Copenaghen durante lo svolgimento della seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste. L’attivista Clara Zetkin, ripropose l’opinione di fissare un giorno per questa festa.
Solo durante la Seconda conferenza delle donne comuniste, avvenuta a Mosca nel 1921, si decise una data unica per tutto il mondo, in memoria della manifestazione contro lo zar a San Pietroburgo del 1917, cui presero parte numerosissime donne. La data che fu stabilita è l’8 marzo.
Si deve aspettare il 1975, per ricevere il riconoscimento della celebrazione ufficiale da parte dell’ONU che dichiarerà l’8 marzo “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”.
Oggi questa giornata ha un po’ perso il suo valore iniziale, che sarebbe opportuno pian piano recuperare.
Accanto a diversi tentativi di sensibilizzare la società sulla tematica relativa alle molteplici difficoltà che riguardano il mondo femminile – come ad esempio la violenza contro le donne e il divario salariale rispetto agli uomini – non poche donne considerano questa giornata come l'occasione per uscire da sole con le amiche, lasciando mariti, compagni e figli a casa.
Un pensiero particolare in queste settimane va a tutte le donne che vivono sulla loro pelle la tragedia della guerra in Ucraina, alcune chiamate ad arruolarsi, altre costrette a scappare… altre, purtroppo, hanno perso la vita.
Carmine De Marco IV Anno