Mi chiamo Francesco Zompì, ho 23 anni. Sono al I anno di Seminario.
Vengo da Casarano (LE), Diocesi Nardò-Gallipoli.
Mi trovo a Molfetta, nella nostra casa “di sempre” insieme ai fratelli di II anno mentre la restante parte della comunità si trova in diverse case della Regione.
Abbastanza bene! Dopo l’interruzione della vita comune a dicembre e gennaio, era necessario riprendere in presenza! Quanto è grande il valore della vita comune!
Abbiamo ripreso serenamente il cammino formativo sotto la guida dei nostri educatori, attraverso i laboratori, i colloqui e gli incontri e la preghiera insieme. Non è stato facile rientrare qui e sapere che non avrei avuto con me i fratelli più grandi, i quali stavano aiutando me e tutto il gruppo del primo anno a prendere familiarità con questo luogo. Fondamentale è stata la possibilità di tornare a seguire le lezioni in presenza, perché mi aiuta a seguire con più attenzione e mi da la possibilità di confrontarmi con maggiore facilità con i docenti.
È certamente un tempo prezioso per poter conoscere meglio i fratelli del proprio gruppo e maturare una maggiore familiarità con i luoghi e gli spazi del Seminario, soprattutto per noi che siamo agli inizi. Vivere la formazione in presenza è un dono grande; ci porta a condividere più tempo anche con i nostri educatori in un clima familiare e a crescere nella relazione e nella fiducia educativa. Nello stesso tempo rischiamo di perdere lo spirito della grande comunità che permetterebbe di mantenere viva la coscienza di un cammino formativo ampio e aperto. Allo stesso modo anche l’esperienza della condiocesanità (cioè la possibilità di ritrovarsi con i fratelli della stessa Diocesi) può passare in second’ordine.
Per mantenere un segno di comunione, seppur lontani, ogni giovedì sera, nei diversi gruppi e nelle diverse case, abbiamo scelto di vivere l’adorazione eucaristica, mettendoci dinanzi al Signore, fonte unica e vera di comunione e di fraternità.
Francesco Zompí
Commento Solennità dell’ Ascensione
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