In questa notte profondissima, centro di tutto l’anno liturgico, siamo al cuore della nostra fede.
Proprio come ha imparato a fare il popolo di Israele, così facciamo anche noi in questa notte: dopo un momento di grande smarrimento, occorre riportare al cuore situazioni ed esperienze che ci consentono di dare nuova linfa alla speranza.
Ed ecco che, attraverso le letture bibliche, tessiamo un filo rosso tra le grandi opere che Dio ha compiuto, dalla creazione del mondo al dono totale del Suo Figlio, per rileggere la storia di salvezza e alleanza di Dio con l’umanità, sua creatura.
L’etimologia del termine Pasqua, ci consente di sottolineare i molteplici passaggi che in questa veglia, «madre di tutte le sante veglie» - così come la definisce Sant’Agostino (cf. Discorso 219) -, la liturgia ci fa compiere: dall’oscurità della notte alla luce nuova del cero pasquale; dal silenzio del sepolcro alla lode gioiosa dell’Alleluia; dalla dispersione vissuta sotto la croce ad una nuova chiamata verso la Galilea (Mc 16,7); dalla schiavitù del peccato alla libertà ridonata; dal dominio della Morte alla vittoria prodigiosa della Vita, così come ascoltiamo nella solenne proclamazione dell’Annuncio di Pasqua (Exultet).
Il brano del Vangelo che ci racconta la Risurrezione, in questo anno liturgico B, è tratto dal vangelo secondo Marco, capitolo 16, versetti 1-7.
L’evangelista, nel suo stile essenziale, descrive subito ciò che turba realmente queste tre donne. Ormai rassegnate alla morte del Maestro e sicure di andare a completare solo un rito funebre, sono intente nel cercare di risolvere un impedimento pratico, molto concreto: «rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro» (v. 3) e dalle prime parole del versetto 4 si comprende bene la loro postura: schiacciate da questa preoccupazione hanno lo sguardo basso.
Quante volte capita anche a noi di reagire ad una delusione, ad una preoccupazione abbassando lo sguardo? Quando le cose si fanno più difficili e sentiamo il peso sopra di noi, siamo “naturalmente”portati a chiuderci in noi stessi. Così facendo, però, rischiamo solo di focalizzarci sulle difficoltà - talvolta anche del tutto secondarie - e, perdendo ogni riferimento con ciò che è intorno a noi, rischiamo di ampliare oltre misura il nostro dolore.
Ciò che, invece, questo passo ci suggerisce di fare è alzare lo sguardo! Proprio quando avvertiamo che tutto intorno a noi si stringe sempre di più e ci soffoca, occorre allargare gli orizzonti, riguadagnare spazio. In questo modo possiamo scoprire che, con ogni probabilità, quella difficoltà è «già stata fatta rotolare» (v. 4). C’è una grazia di Dio che ci precede e ci accompagna e apre la strada dinanzi a noi. Questo agire di Dio, però, non si sostituisce alla nostra azione, ma interviene per aprire nuove prospettive. Infatti, «entrate nel sepolcro, videro un giovane ... ed ebbero paura» (v. 5). La preoccupazione pratica viene sostituita subito da una paura ancora più grande, ma una paura che ha già in se stessa un germe di speranza. Infatti, le donne non scappano via. Entrando nel sepolcro, entrano nel mistero della Pasqua. È questo entrare, senza fuggire, che fa scattare un incontro gravido di novità. È solo passando attraverso la propria paura che hanno la possibilità di accogliere un annuncio straordinario: «Gesù Nazareno, il crocifisso è risorto» (v. 6)! La risurrezione non è una semplice rianimazione di un corpo morto. La risurrezione segna un nuovo modo di stare al mondo: è la vittoria definitiva e sempre attuale dell’Amore sulla morte, sulla schiavitù del peccato. A questa vittoria siamo intimamente uniti anche noi, oggi grazie ad una interminabile trasmissione, iniziata proprio in quel «primo giorno dopo il sabato» (v. 1). L’annuncio che il giovane rivolge alle donne è trasmesso da queste agli apostoli e dagli apostoli ai primi credenti. Questi, formando le prime comunità cristiane, lo hanno trasmesso a loro volta e così giunge oggi, in questa notte Santa, anche a noi e noi siamo chiamati a trasmetterlo a nostra volta.
La risurrezione di Cristo, cuore della nostra fede, ci aiuti ad allargare i nostri orizzonti; ci dia la forza di attraversare le nostre paure per giungere all’incontro rinnovato con il Signore.
Auguri per una Santa Pasqua!
Cristo è Risorto! Alleluia, alleluia!
Marcello Preziosa IV anno
In questa notte profondissima, centro di tutto l’anno liturgico, siamo al cuore della nostra fede.
Proprio come ha imparato a fare il popolo di Israele, così facciamo anche noi in questa notte: dopo un momento di grande smarrimento, occorre riportare al cuore situazioni ed esperienze che ci consentono di dare nuova linfa alla speranza.
Ed ecco che, attraverso le letture bibliche, tessiamo un filo rosso tra le grandi opere che Dio ha compiuto, dalla creazione del mondo al dono totale del Suo Figlio, per rileggere la storia di salvezza e alleanza di Dio con l’umanità, sua creatura.
L’etimologia del termine Pasqua, ci consente di sottolineare i molteplici passaggi che in questa veglia, «madre di tutte le sante veglie» - così come la definisce Sant’Agostino (cf. Discorso 219) -, la liturgia ci fa compiere: dall’oscurità della notte alla luce nuova del cero pasquale; dal silenzio del sepolcro alla lode gioiosa dell’Alleluia; dalla dispersione vissuta sotto la croce ad una nuova chiamata verso la Galilea (Mc 16,7); dalla schiavitù del peccato alla libertà ridonata; dal dominio della Morte alla vittoria prodigiosa della Vita, così come ascoltiamo nella solenne proclamazione dell’Annuncio di Pasqua (Exultet).
Il brano del Vangelo che ci racconta la Risurrezione, in questo anno liturgico B, è tratto dal vangelo secondo Marco, capitolo 16, versetti 1-7.
L’evangelista, nel suo stile essenziale, descrive subito ciò che turba realmente queste tre donne. Ormai rassegnate alla morte del Maestro e sicure di andare a completare solo un rito funebre, sono intente nel cercare di risolvere un impedimento pratico, molto concreto: «rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro» (v. 3) e dalle prime parole del versetto 4 si comprende bene la loro postura: schiacciate da questa preoccupazione hanno lo sguardo basso.
Quante volte capita anche a noi di reagire ad una delusione, ad una preoccupazione abbassando lo sguardo? Quando le cose si fanno più difficili e sentiamo il peso sopra di noi, siamo “naturalmente”portati a chiuderci in noi stessi. Così facendo, però, rischiamo solo di focalizzarci sulle difficoltà - talvolta anche del tutto secondarie - e, perdendo ogni riferimento con ciò che è intorno a noi, rischiamo di ampliare oltre misura il nostro dolore.
Ciò che, invece, questo passo ci suggerisce di fare è alzare lo sguardo! Proprio quando avvertiamo che tutto intorno a noi si stringe sempre di più e ci soffoca, occorre allargare gli orizzonti, riguadagnare spazio. In questo modo possiamo scoprire che, con ogni probabilità, quella difficoltà è «già stata fatta rotolare» (v. 4). C’è una grazia di Dio che ci precede e ci accompagna e apre la strada dinanzi a noi. Questo agire di Dio, però, non si sostituisce alla nostra azione, ma interviene per aprire nuove prospettive. Infatti, «entrate nel sepolcro, videro un giovane ... ed ebbero paura» (v. 5). La preoccupazione pratica viene sostituita subito da una paura ancora più grande, ma una paura che ha già in se stessa un germe di speranza. Infatti, le donne non scappano via. Entrando nel sepolcro, entrano nel mistero della Pasqua. È questo entrare, senza fuggire, che fa scattare un incontro gravido di novità. È solo passando attraverso la propria paura che hanno la possibilità di accogliere un annuncio straordinario: «Gesù Nazareno, il crocifisso è risorto» (v. 6)! La risurrezione non è una semplice rianimazione di un corpo morto. La risurrezione segna un nuovo modo di stare al mondo: è la vittoria definitiva e sempre attuale dell’Amore sulla morte, sulla schiavitù del peccato. A questa vittoria siamo intimamente uniti anche noi, oggi grazie ad una interminabile trasmissione, iniziata proprio in quel «primo giorno dopo il sabato» (v. 1). L’annuncio che il giovane rivolge alle donne è trasmesso da queste agli apostoli e dagli apostoli ai primi credenti. Questi, formando le prime comunità cristiane, lo hanno trasmesso a loro volta e così giunge oggi, in questa notte Santa, anche a noi e noi siamo chiamati a trasmetterlo a nostra volta.
La risurrezione di Cristo, cuore della nostra fede, ci aiuti ad allargare i nostri orizzonti; ci dia la forza di attraversare le nostre paure per giungere all’incontro rinnovato con il Signore.
Auguri per una Santa Pasqua!
Cristo è Risorto! Alleluia, alleluia!
Marcello Preziosa IV anno
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