Il vangelo di questa domenica ci invita a meditare e riflettere sul valore delle beatitudini. Questo brano ci mostra un Dio buono che mette al centro di tutto i poveri in spirito, coloro che sono nel pianto, i miti, coloro che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi e i puri di cuore, gli operatori di pace, e perseguitati per la giustizia. In modo molto semplice potremo dire che questi sembrano aggettivi che dipingono in maniera molto chiara e dettagliata il volto di Cristo. La domanda che emerge è semplice: Come possiamo avere questa felicità-beatitudine? Apparentemente le beatitudini sono contraddittorie: come si può essere felici nell’essere perseguitati o nel ricercare giustizia o nello sforzarsi di costruire la pace a tutti i costi anche quando tutti i tentativi sembrano inutili? La vera felicità-beatitudine in cosa consiste? Cristo ci dice che non dobbiamo cercare la felicità in qualcosa di esterno, in qualcosa da ricevere, in una posizione di prestigio o attraverso la forza, al contrario nel vangelo si esaltano i deboli. La vera felicità la si deve ricercare in Cristo. Quando si possiede o forse è più corretto dire, quando si è posseduti dall’amore di Cristo allora si ha davvero tutto ciò di cui si ha bisogno. Se si è poveri nello spirito al punto da non possedere nulla nel cuore, solo allora si possiede il Regno dei cieli, che altro non è che un altro modo per dire l’identità di Dio stesso. Solo quando non si ha nulla nel cuore, solo allora lo si potrà riempire dell’amore di Dio. Il centro della povertà in spirito è un vivo senso della dipendenza da Dio in un atteggiamento di fiducia e di abbandono. Il senso delle beatitudini è proprio questa povertà di una felicità esteriore ma che racchiude una ricchezza interiore che altro non è che avere il cuore ricolmo della pienezza dell’amore di Cristo. In un altro brano evangelico Gesù dice: «dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore». (Mt 6, 21) Questo ci aiuta a comprendere con chiarezza il valore delle beatitudini, perché non c’è ricchezza che tenga, non c’è guadagno più profondo, non c’è tesoro più grande se non l’amore di Cristo nel cuore, e se si possiede questo in un desiderio più profondo per la vita, in una febbre per la vita, allora si riesce veramente ad affrontare tutto, anche pene così difficili come l’essere perseguitati, o l’avere fame e sete di giustizia oppure nel voler perseguire a tutti i costi la pace. In alternativa Dio non possiamo scoprirlo al di là di noi stessi, della nostra umanità, ma al contrario dobbiamo ricercarlo nel quotidiano, nell’ordinario, nel fratello che soffre, in chi ci è accanto, senza chissà quale sforzo immane, ma molto semplicemente con piccoli gesti, nella semplicità, perché è lì che si nasconde quel tesoro immenso che è Dio stesso.
Alberto De Mola, V anno
Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi
Il vangelo di questa domenica ci invita a meditare e riflettere sul valore delle beatitudini. Questo brano ci mostra un Dio buono che mette al centro di tutto i poveri in spirito, coloro che sono nel pianto, i miti, coloro che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi e i puri di cuore, gli operatori di pace, e perseguitati per la giustizia. In modo molto semplice potremo dire che questi sembrano aggettivi che dipingono in maniera molto chiara e dettagliata il volto di Cristo. La domanda che emerge è semplice: Come possiamo avere questa felicità-beatitudine? Apparentemente le beatitudini sono contraddittorie: come si può essere felici nell’essere perseguitati o nel ricercare giustizia o nello sforzarsi di costruire la pace a tutti i costi anche quando tutti i tentativi sembrano inutili? La vera felicità-beatitudine in cosa consiste? Cristo ci dice che non dobbiamo cercare la felicità in qualcosa di esterno, in qualcosa da ricevere, in una posizione di prestigio o attraverso la forza, al contrario nel vangelo si esaltano i deboli. La vera felicità la si deve ricercare in Cristo. Quando si possiede o forse è più corretto dire, quando si è posseduti dall’amore di Cristo allora si ha davvero tutto ciò di cui si ha bisogno. Se si è poveri nello spirito al punto da non possedere nulla nel cuore, solo allora si possiede il Regno dei cieli, che altro non è che un altro modo per dire l’identità di Dio stesso. Solo quando non si ha nulla nel cuore, solo allora lo si potrà riempire dell’amore di Dio. Il centro della povertà in spirito è un vivo senso della dipendenza da Dio in un atteggiamento di fiducia e di abbandono. Il senso delle beatitudini è proprio questa povertà di una felicità esteriore ma che racchiude una ricchezza interiore che altro non è che avere il cuore ricolmo della pienezza dell’amore di Cristo. In un altro brano evangelico Gesù dice: «dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore». (Mt 6, 21) Questo ci aiuta a comprendere con chiarezza il valore delle beatitudini, perché non c’è ricchezza che tenga, non c’è guadagno più profondo, non c’è tesoro più grande se non l’amore di Cristo nel cuore, e se si possiede questo in un desiderio più profondo per la vita, in una febbre per la vita, allora si riesce veramente ad affrontare tutto, anche pene così difficili come l’essere perseguitati, o l’avere fame e sete di giustizia oppure nel voler perseguire a tutti i costi la pace. In alternativa Dio non possiamo scoprirlo al di là di noi stessi, della nostra umanità, ma al contrario dobbiamo ricercarlo nel quotidiano, nell’ordinario, nel fratello che soffre, in chi ci è accanto, senza chissà quale sforzo immane, ma molto semplicemente con piccoli gesti, nella semplicità, perché è lì che si nasconde quel tesoro immenso che è Dio stesso.
Alberto De Mola, V anno
Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi
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