Gesù, prima di riunire intorno a sé il gruppo dei discepoli, è chiamato a lasciare il luogo dove si trova e tornare in Galilea, adempiendo così la profezia di Isaia, che aiuta a comprendere come la presenza del Nazareno in quella terra, ancor prima di essere annuncio del Regno, è luce per Israele e per tutti coloro che vi abitano.
Infatti se in una stanza buia accendiamo un fiammifero, avremo, come effetto, di vedere quella stanza a partire dalla fiamma. Poi con quella fiamma inizieremo a notare i particolari, cose che il buio ci impedisce di vedere, e quindi inizieremo a notare i mobili, le sedie, un tavolo ecc…
Essendo Cristo la luce e portando la lieta notizia che il Regno dei cieli è vicino, possiamo riconoscere che il Regno dei cieli porta con sé la luce. In poche parole possiamo dire che il Regno dei cieli è vicino è buona notizia perché portando luce siamo al sicuro. Infatti quanto naturalmente siamo portati ad apprezzare un luogo ben illuminato e a disdegnare invece un luogo poco o affatto illuminato? Ecco che solo parlando dell’effetto della luce che fa su di noi, dovremmo scegliere sempre la luce.
Il Vangelo di oggi ci parla di Giovanni il Battista che era stato consegnato e sappiamo che nei Vangeli assume soprattutto un significato teologico in rapporto alla passione di Gesù e alla sua consegna da parte di Giuda. La sorte di Gesù è condivisa anche dai suoi discepoli, che saranno ugualmente consegnati a morire. In Matteo il fatto che Gesù si ritiri in Galilea appena udito del suo arresto è un’azione consequenziale mentre negli altri sinottici questa reazione non avviene.
Il popolo di cui si parla è quello di Israele, rappresentato nella citazione isaiana dalle due tribù che per prime, nel 732 a.C., furono portate in esilio, a causa dell’invasione degli Assiri. È interessante pensare, come dice Girolamo, che il ministero di Gesù inizi lì dove il sogno delle tribù di Israele di poter vivere unite nella Terra Promessa si era infranto: Gesù sembra voler ripartire da dove l’ideale si era dissolto. E, infatti, subito dopo questa citazione Matteo presenta Gesù mentre annuncia il Regno.
Il cambiamento di mentalità, o conversione/ritorno, annunciato da Gesù con le stesse parole del Battista è condizione necessaria per accogliere il Regno che non è lontano, ma anzi si è avvicinato. I discepoli che incontrano Gesù vengono invitati ad andargli dietro ma non viene aggiunto null’altro.
Quando Gesù irrompe nella nostra vita è sempre per qualcosa di più bello, quel magis che ci “colora” la vita ed è sempre per qualcosa di più grande. Forse il Signore ha un progetto per noi più grande di quello che abbiamo noi per noi stessi, anche i discepoli non si sarebbero mai immaginati che da quella chiamata sulla riva del mare sarebbero diventati quelli che noi chiamiamo Apostoli riferendoci proprio a loro dodici. L’augurio è quello di sentirci sempre custoditi nel palmo della sua mano perché noi siamo valsi il suo sacrificio della croce perché profondamente amati.
Francesco Di Donna, V anno
Diocesi di San Severo
Gesù, prima di riunire intorno a sé il gruppo dei discepoli, è chiamato a lasciare il luogo dove si trova e tornare in Galilea, adempiendo così la profezia di Isaia, che aiuta a comprendere come la presenza del Nazareno in quella terra, ancor prima di essere annuncio del Regno, è luce per Israele e per tutti coloro che vi abitano.
Infatti se in una stanza buia accendiamo un fiammifero, avremo, come effetto, di vedere quella stanza a partire dalla fiamma. Poi con quella fiamma inizieremo a notare i particolari, cose che il buio ci impedisce di vedere, e quindi inizieremo a notare i mobili, le sedie, un tavolo ecc…
Essendo Cristo la luce e portando la lieta notizia che il Regno dei cieli è vicino, possiamo riconoscere che il Regno dei cieli porta con sé la luce. In poche parole possiamo dire che il Regno dei cieli è vicino è buona notizia perché portando luce siamo al sicuro. Infatti quanto naturalmente siamo portati ad apprezzare un luogo ben illuminato e a disdegnare invece un luogo poco o affatto illuminato? Ecco che solo parlando dell’effetto della luce che fa su di noi, dovremmo scegliere sempre la luce.
Il Vangelo di oggi ci parla di Giovanni il Battista che era stato consegnato e sappiamo che nei Vangeli assume soprattutto un significato teologico in rapporto alla passione di Gesù e alla sua consegna da parte di Giuda. La sorte di Gesù è condivisa anche dai suoi discepoli, che saranno ugualmente consegnati a morire. In Matteo il fatto che Gesù si ritiri in Galilea appena udito del suo arresto è un’azione consequenziale mentre negli altri sinottici questa reazione non avviene.
Il popolo di cui si parla è quello di Israele, rappresentato nella citazione isaiana dalle due tribù che per prime, nel 732 a.C., furono portate in esilio, a causa dell’invasione degli Assiri. È interessante pensare, come dice Girolamo, che il ministero di Gesù inizi lì dove il sogno delle tribù di Israele di poter vivere unite nella Terra Promessa si era infranto: Gesù sembra voler ripartire da dove l’ideale si era dissolto. E, infatti, subito dopo questa citazione Matteo presenta Gesù mentre annuncia il Regno.
Il cambiamento di mentalità, o conversione/ritorno, annunciato da Gesù con le stesse parole del Battista è condizione necessaria per accogliere il Regno che non è lontano, ma anzi si è avvicinato. I discepoli che incontrano Gesù vengono invitati ad andargli dietro ma non viene aggiunto null’altro.
Quando Gesù irrompe nella nostra vita è sempre per qualcosa di più bello, quel magis che ci “colora” la vita ed è sempre per qualcosa di più grande. Forse il Signore ha un progetto per noi più grande di quello che abbiamo noi per noi stessi, anche i discepoli non si sarebbero mai immaginati che da quella chiamata sulla riva del mare sarebbero diventati quelli che noi chiamiamo Apostoli riferendoci proprio a loro dodici. L’augurio è quello di sentirci sempre custoditi nel palmo della sua mano perché noi siamo valsi il suo sacrificio della croce perché profondamente amati.
Francesco Di Donna, V anno
Diocesi di San Severo
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