La sicurezza quindi è una: il Padre rimane sempre accanto a noi suoi figli. Da qui anche il richiamo dell’evangelista al numero quaranta che va a significare proprio tutta la vita che ogni essere vive, i quarant' anni nel deserto richiamano una generazione intera, così tutta l'esistenza del discepolo deve essere all'insegna di una donazione totale all'amore.
La Quaresima che ci apprestiamo a vivere quest'anno ci richiama questi due atteggiamenti: convertire il nostro cuore per ricoprire la fedeltà, sempre presente, del Padre e vivere quest' alleanza, il suo Vangelo, nella nostra quotidianità, nella nostra Galilea, fra lo studio o il lavoro, la casa e gli amici, accogliendo e portando questo dono nella nostra esistenza. Ma cosa è questo Vangelo che va proclamando e che dobbiamo far nostro? Lo stesso Marco nel primo versetto della sua opera, quello che per molti è il titolo di tutto, ci dà la risposta: "Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio". Il Vangelo è Cristo stesso. Mettendoci in ascolto della sua Parola, leggendo il suo Vangelo, entriamo quindi in relazione con lui. E questo incontro avviene proprio oggi, ora, in questo tempo: "il tempo è compiuto e il Regno di Dio è qui". Spesso quando sentiamo parlare di questo Regno pensiamo solo ed esclusivamente ad una realtà non terrena, futura, di gloria e pace...ma Gesù stesso ci fa stare con i piedi per terra e lo fa più volte, ricordandoci che il Regno è già qui, nel nostro tempo e noi siamo chiamati a cooperare alla costruzione di questo Regno. Solo con il nostro impegno e la nostra disponibilità a seguire la sua strada potremmo convertirci, credere e vivere nella nostra vita ciò che già lui ha creduto e vissuto: l'amore vero e pieno.
Buon cammino, faticoso ma bello, di Quaresima a tutti.
Pierpaolo Ingusci, IV anno
Diocesi di Nardò - Gallipoli
pierpaoloingusci1996@libero.it
Gen 9,8-15
Sal 24
1Pt 3,18-22
Mc 1,12-15
Siamo all'inizio di un nuovo cammino e come Gesù dobbiamo trovare il coraggio di seguire lo Spirito che ci spinge, quasi con forza, nel deserto. Nel nostro deserto. Luogo ricco di pericoli e desolazione ma che cela in sé una grande occasione: riscoprirsi bisognosi d'amore e lasciarsi amare dal Signore. Nel deserto per quarant'anni il popolo d'Israele ha dovuto riscoprire la sua figliolanza e fidarsi del suo Dio che li aveva salvati dalle mani dell'Egitto. Nel deserto, per quaranta giorni, anche Gesù deve far fronte alle tentazioni di Satana per rimanere fedele totalmente al Padre che lo chiama ad una donazione d'amore. È interessante notare come in questo brano di Marco non siano riportate le tentazioni che Gesù vive, cosa che gli altri evangelisti fanno mettendo in risalto le sue varie risposte. (cfr. Mt. 4 - Lc. 4). Marco invece posiziona queste prove nel solco di tutto il ministero pubblico del Cristo andando così a sottolineare come tutta la vita di chi sceglie di seguirlo sarà costellata da queste prove (la tentazione del successo: c. 1, vv. 36-37; la tentazione del potere: c. 6; la tentazione del dubbio: c. 14, vv. 32-42).
Queste tentazioni le viviamo tutti, ogni giorno, nel nostro modo di rapportarci con noi stessi, con i nostri fratelli e sorelle e persino con Dio. Ma non dobbiamo mai scoraggiarci e dobbiamo tener sempre presente che la tentazione non è peccato. Anzi è proprio quella l'occasione per entrare nella realtà di ciò che siamo, riscoprici umani, limitati, e trovare nuova fiducia in noi ed in lui e così, forti di questa esperienza, poter andare oltre. È bene ricordare che la parola stessa "tentazione" deriva dal greco peirazon che va a significare "sperimentare", "passare attraverso", solo passando attraverso ciò che siamo, prendendone coscienza e lavorandoci possiamo diventare esperti di questa realtà non scoraggiandoci ma riponendo piena fiducia nel Padre che, come buon genitore, non farà mancare mai ciò di cui abbiamo bisogno (Cfr. Mt 7, 9-11).
La sicurezza quindi è una: il Padre rimane sempre accanto a noi suoi figli. Da qui anche il richiamo dell’evangelista al numero quaranta che va a significare proprio tutta la vita che ogni essere vive, i quarant' anni nel deserto richiamano una generazione intera, così tutta l'esistenza del discepolo deve essere all'insegna di una donazione totale all'amore.
La Quaresima che ci apprestiamo a vivere quest'anno ci richiama questi due atteggiamenti: convertire il nostro cuore per ricoprire la fedeltà, sempre presente, del Padre e vivere quest' alleanza, il suo Vangelo, nella nostra quotidianità, nella nostra Galilea, fra lo studio o il lavoro, la casa e gli amici, accogliendo e portando questo dono nella nostra esistenza. Ma cosa è questo Vangelo che va proclamando e che dobbiamo far nostro? Lo stesso Marco nel primo versetto della sua opera, quello che per molti è il titolo di tutto, ci dà la risposta: "Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio". Il Vangelo è Cristo stesso. Mettendoci in ascolto della sua Parola, leggendo il suo Vangelo, entriamo quindi in relazione con lui. E questo incontro avviene proprio oggi, ora, in questo tempo: "il tempo è compiuto e il Regno di Dio è qui". Spesso quando sentiamo parlare di questo Regno pensiamo solo ed esclusivamente ad una realtà non terrena, futura, di gloria e pace...ma Gesù stesso ci fa stare con i piedi per terra e lo fa più volte, ricordandoci che il Regno è già qui, nel nostro tempo e noi siamo chiamati a cooperare alla costruzione di questo Regno. Solo con il nostro impegno e la nostra disponibilità a seguire la sua strada potremmo convertirci, credere e vivere nella nostra vita ciò che già lui ha creduto e vissuto: l'amore vero e pieno.
Buon cammino, faticoso ma bello, di Quaresima a tutti.
Pierpaolo Ingusci, IV anno
Diocesi di Nardò - Gallipoli
pierpaoloingusci1996@libero.it
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