Is 63,16b-17.19;64,2-7
Salmo 79/80
Ef 1,3-9
Mc 12,33-37
Con la I domenica d'Avvento iniziamo un nuovo anno liturgico e abbiamo la possibilità di rinnovare la nostra riflessione e la nostra preghiera. La liturgia ci dona l'opportunità di soffermarci sul Vangelo di Marco che ci accompagnerà in questo nuovo cammino.
Il tempo di Avvento è un periodo di preparazione alla festa del Natale per accogliere il Signore che viene in mezzo a noi. Infatti Avvento indica l’attesa; lo stato interiore di chi aspetta l'arrivo di qualcuno che deve venire da molto lontano. Quest’attesa è nutrita di ancor più grande trepidazione perché sappiamo che chi deve arrivare è il Signore Gesù.
Nei brani evangelici delle ultime tre domeniche del Tempo Ordinario, il tema portante che ci ha accompagnato è stato l’invito a vegliare, che ha attraversato tutto il cap. 25 del Vangelo di Matteo. L’inizio dell’Avvento è segnato dal medesimo tema, condizione essenziale per accogliere il Signore: Egli invita i suoi discepoli a stare attenti, con gli occhi aperti - Vegliate, perché non sapete quando è il momento (13,33) – un momento che non è ancora definito e non è conosciuto da nessuno. Leggendo questo passo, insieme anche a tutte le orazioni e al prefazio che la liturgia ci consegna, siamo portati ad immaginare che questa venuta del Signore riguardi solo il giorno di Natale ma l’intenzione dell'evangelista è di invitare i discepoli ad attendere il ritorno del Signore nella gloria, il tempo escatologico, la fine di tutti i tempi.
Proprio perché lo sguardo si allunga a contemplare la fine dei tempi, la prima lettera di Paolo ai Corinzi ci ricorda che dobbiamo conservare fedelmente la grazia che Egli ci ha donato, mettendo in pratica il Vangelo, vivendo nella comunione e nell'amicizia con il Signore Gesù, Figlio di Dio. Sempre Paolo, nella lettera agli Efesini scrive: Svegliati o tu che dormi e Cristo ti illuminerà (Ef 5,14): è l'invito a svegliarsi e ad essere pronti; a non lasciare che il peccato superi la grazia divina; è lo stesso invito che Gesù fa ai suoi discepoli nell'orto degli ulivi: Restate qui e vegliate (Mc 14,34), un appello a lasciarci illuminare dalla Luce che è capace di eliminare qualsiasi tenebra se si aprono le finestre del nostro cuore.
Il tema del ritorno del Signore diventa anche una preghiera, una richiesta, così come si comprende nel testo del profeta Isaia ascoltato nella I lettura: Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore della tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli (Is 63,18-19). Il profeta compie una supplica penitenziale, di riparazione dei peccati che il popolo d'Israele ha compiuto nei confronti di Dio. Nonostante Lui abbia realizzato tanti segni e prodigi, il cuore dell'uomo si indurisce talmente tanto da non vedere l'amore di Dio. L'atteggiamento di Dio è di fermarsi e di nascondere il suo volto, per far sì che il popolo si riconosca bisognoso di un amore che solo il Signore può dare. Ed è ciò che chiediamo nel ritornello del Salmo responsoriale: Signore, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi. È una supplica perché il Signore non si allontani mai da noi; chiediamo di essere sempre presente nella nostra vita perché l'unica salvezza viene da Lui; Egli si è incarnato per poter realizzare il progetto di amore che il Padre ha per noi.
Lasciamoci plasmare, dunque, così da essere pronti ad accogliere la venuta del Signore alla fine dei tempi. Accogliamo l'invito che Egli ci rivolge in questa prima domenica d'Avvento: Vegliamo, stiamo attenti, vigiliamo perché il tempo in cui viene è improvviso, nel momento in cui meno ce lo aspettiamo! Nell'immagine del portiere che custodisce la casa del padrone, ci viene raccomandato di essere i portieri del nostro cuore, per custodirlo in modo che possa divenire la dimora abitata dal Signore.
Marco Albanese, IV anno
Arcidiocesi di Taranto
marco.albanese_1997@libero.it
Is 63,16b-17.19;64,2-7
Salmo 79/80
Ef 1,3-9
Mc 12,33-37
Con la I domenica d'Avvento iniziamo un nuovo anno liturgico e abbiamo la possibilità di rinnovare la nostra riflessione e la nostra preghiera. La liturgia ci dona l'opportunità di soffermarci sul Vangelo di Marco che ci accompagnerà in questo nuovo cammino.
Il tempo di Avvento è un periodo di preparazione alla festa del Natale per accogliere il Signore che viene in mezzo a noi. Infatti Avvento indica l’attesa; lo stato interiore di chi aspetta l'arrivo di qualcuno che deve venire da molto lontano. Quest’attesa è nutrita di ancor più grande trepidazione perché sappiamo che chi deve arrivare è il Signore Gesù.
Nei brani evangelici delle ultime tre domeniche del Tempo Ordinario, il tema portante che ci ha accompagnato è stato l’invito a vegliare, che ha attraversato tutto il cap. 25 del Vangelo di Matteo. L’inizio dell’Avvento è segnato dal medesimo tema, condizione essenziale per accogliere il Signore: Egli invita i suoi discepoli a stare attenti, con gli occhi aperti - Vegliate, perché non sapete quando è il momento (13,33) – un momento che non è ancora definito e non è conosciuto da nessuno. Leggendo questo passo, insieme anche a tutte le orazioni e al prefazio che la liturgia ci consegna, siamo portati ad immaginare che questa venuta del Signore riguardi solo il giorno di Natale ma l’intenzione dell'evangelista è di invitare i discepoli ad attendere il ritorno del Signore nella gloria, il tempo escatologico, la fine di tutti i tempi.
Proprio perché lo sguardo si allunga a contemplare la fine dei tempi, la prima lettera di Paolo ai Corinzi ci ricorda che dobbiamo conservare fedelmente la grazia che Egli ci ha donato, mettendo in pratica il Vangelo, vivendo nella comunione e nell'amicizia con il Signore Gesù, Figlio di Dio. Sempre Paolo, nella lettera agli Efesini scrive: Svegliati o tu che dormi e Cristo ti illuminerà (Ef 5,14): è l'invito a svegliarsi e ad essere pronti; a non lasciare che il peccato superi la grazia divina; è lo stesso invito che Gesù fa ai suoi discepoli nell'orto degli ulivi: Restate qui e vegliate (Mc 14,34), un appello a lasciarci illuminare dalla Luce che è capace di eliminare qualsiasi tenebra se si aprono le finestre del nostro cuore.
Il tema del ritorno del Signore diventa anche una preghiera, una richiesta, così come si comprende nel testo del profeta Isaia ascoltato nella I lettura: Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore della tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli (Is 63,18-19). Il profeta compie una supplica penitenziale, di riparazione dei peccati che il popolo d'Israele ha compiuto nei confronti di Dio. Nonostante Lui abbia realizzato tanti segni e prodigi, il cuore dell'uomo si indurisce talmente tanto da non vedere l'amore di Dio. L'atteggiamento di Dio è di fermarsi e di nascondere il suo volto, per far sì che il popolo si riconosca bisognoso di un amore che solo il Signore può dare. Ed è ciò che chiediamo nel ritornello del Salmo responsoriale: Signore, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi. È una supplica perché il Signore non si allontani mai da noi; chiediamo di essere sempre presente nella nostra vita perché l'unica salvezza viene da Lui; Egli si è incarnato per poter realizzare il progetto di amore che il Padre ha per noi.
Lasciamoci plasmare, dunque, così da essere pronti ad accogliere la venuta del Signore alla fine dei tempi. Accogliamo l'invito che Egli ci rivolge in questa prima domenica d'Avvento: Vegliamo, stiamo attenti, vigiliamo perché il tempo in cui viene è improvviso, nel momento in cui meno ce lo aspettiamo! Nell'immagine del portiere che custodisce la casa del padrone, ci viene raccomandato di essere i portieri del nostro cuore, per custodirlo in modo che possa divenire la dimora abitata dal Signore.
Marco Albanese, IV anno
Arcidiocesi di Taranto
marco.albanese_1997@libero.it
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