Davanti a questo, Gesù sembra rassicurarci, dicendoci che proprio in quei momenti dobbiamo “alzare il capo”, perché la nostra liberazione è vicina. Alzare lo sguardo, certamente, indica un atteggiamento di speranza, di fiducia totale nel Signore, non un’attesa vuota, ma piena di Lui, della Sua vita, nella consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse, così come annuncia il profeta Geremia nella prima lettura: “in questi giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra” (Ger 33,15).
Gesù sembra quasi suggerirci due atteggiamenti da assumere come stile di vita e che, sicuramente, ci sono molto utili anche in questo tempo di Avvento. Il primo riguarda la vigilanza: Gesù ci mette in guardia dal rischio di lasciarci prendere dalle mille distrazioni e dagli affanni, perché il giorno finale non ci piombi addosso all’improvviso. Molto spesso le nostre personali preoccupazioni ci impediscono di aprirci a Dio e agli altri perché ci rinchiudono in noi stessi e non ci fanno cogliere la presenza quotidiana di Dio nella nostra vita. L’Avvento, infatti, ricorda Papa Francesco, “ci invita a un impegno di vigilanza guardando fuori da noi stessi, allargando la mente e il cuore per aprirci alle necessità della gente, dei fratelli, al desiderio di un mondo nuovo”. L’altro suggerimento riguarda la preghiera costante, che ci aiuta a non lasciarci dominare dalle paure e ci fa aprire con fiducia al Signore. che non ci abbandona mai. La preghiera costituisce uno stile di vita da assumere: è necessario affidare al Signore i nostri pensieri e il nostro cuore, perché anche questo ci aiuta a vivere la dimensione dell’attesa e dell’apertura a Dio e al prossimo. La preghiera, insieme alla vigilanza - ci ricorda Gesù - sono l’antidoto contro ogni egoismo e tornaconto personale; essa, infatti, è ricerca e, al tempo stesso, scoperta della forza di Dio che viene ad abitare in mezzo a noi per condividere la nostra stessa umanità. E, poiché il Natale costituisce il grande mistero della Parola diventata carne, non c’è strada migliore da percorrere, in questo tempo liturgico, se non quella di ascoltare con docilità la Parola di Dio, coltivare il rapporto con essa, cercando di concretizzarla nell’oggi della nostra vita, attraverso una maggiore prossimità alle tante povertà dei nostri giorni. Essa, infatti, ha sempre qualcosa da suggerirci, qualche incoraggiamento da darci, qualche nuova strada da farci percorrere. È questo, sicuramente, il modo migliore per vivere la prossima festa del Natale, al quale ci stiamo preparando, e per attendere, con maggiore impegno e con intensa fede, la venuta del Signore alla fine dei tempi!
Stefano Antonaci, IV anno
Arcidiocesi di Otranto
Ger 33,14-16
Sal 24
1Ts 3,12-4,2
Lc 21,25-28.34-36
Con la prima domenica di Avvento ha inizio il nuovo anno liturgico, caratterizzato dalla lettura del Vangelo di Luca. L’Avvento è tempo forte, che ci prepara a vivere la memoria della venuta storica di Gesù a Betlemme e, al contempo, ci rimanda alla venuta del Signore nella gloria alla fine dei tempi ma nella prospettiva che Egli continua ad abitare nell’oggi della nostra vita. Tale periodo liturgico, quindi, costituisce il tempo in cui siamo chiamati a vegliare e a “crescere e sovrabbondare nell’amore” (1Ts 3,12) fino “alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi” (1Ts 3,13), come ricorda l’Apostolo Paolo nella seconda lettura.
Davanti a questo, Gesù sembra rassicurarci, dicendoci che proprio in quei momenti dobbiamo “alzare il capo”, perché la nostra liberazione è vicina. Alzare lo sguardo, certamente, indica un atteggiamento di speranza, di fiducia totale nel Signore, non un’attesa vuota, ma piena di Lui, della Sua vita, nella consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse, così come annuncia il profeta Geremia nella prima lettura: “in questi giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra” (Ger 33,15).
Gesù sembra quasi suggerirci due atteggiamenti da assumere come stile di vita e che, sicuramente, ci sono molto utili anche in questo tempo di Avvento. Il primo riguarda la vigilanza: Gesù ci mette in guardia dal rischio di lasciarci prendere dalle mille distrazioni e dagli affanni, perché il giorno finale non ci piombi addosso all’improvviso. Molto spesso le nostre personali preoccupazioni ci impediscono di aprirci a Dio e agli altri perché ci rinchiudono in noi stessi e non ci fanno cogliere la presenza quotidiana di Dio nella nostra vita. L’Avvento, infatti, ricorda Papa Francesco, “ci invita a un impegno di vigilanza guardando fuori da noi stessi, allargando la mente e il cuore per aprirci alle necessità della gente, dei fratelli, al desiderio di un mondo nuovo”. L’altro suggerimento riguarda la preghiera costante, che ci aiuta a non lasciarci dominare dalle paure e ci fa aprire con fiducia al Signore. che non ci abbandona mai. La preghiera costituisce uno stile di vita da assumere: è necessario affidare al Signore i nostri pensieri e il nostro cuore, perché anche questo ci aiuta a vivere la dimensione dell’attesa e dell’apertura a Dio e al prossimo. La preghiera, insieme alla vigilanza - ci ricorda Gesù - sono l’antidoto contro ogni egoismo e tornaconto personale; essa, infatti, è ricerca e, al tempo stesso, scoperta della forza di Dio che viene ad abitare in mezzo a noi per condividere la nostra stessa umanità. E, poiché il Natale costituisce il grande mistero della Parola diventata carne, non c’è strada migliore da percorrere, in questo tempo liturgico, se non quella di ascoltare con docilità la Parola di Dio, coltivare il rapporto con essa, cercando di concretizzarla nell’oggi della nostra vita, attraverso una maggiore prossimità alle tante povertà dei nostri giorni. Essa, infatti, ha sempre qualcosa da suggerirci, qualche incoraggiamento da darci, qualche nuova strada da farci percorrere. È questo, sicuramente, il modo migliore per vivere la prossima festa del Natale, al quale ci stiamo preparando, e per attendere, con maggiore impegno e con intensa fede, la venuta del Signore alla fine dei tempi!
Stefano Antonaci, IV anno
Arcidiocesi di Otranto
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