Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Al ritorno da Emmaus, i due discepoli raccontano, narrano a quelli di Gerusalemme quello che hanno visto. Essi hanno riconosciuto Gesù nella Parola. Dopo questo evento Gesù entra nel cenacolo tra i dodici. Gesù apparve in mezzo a loro, non sopra, non davanti ma in mezzo, quasi facendo da collante alle loro vite: egli si fa vicino a tutti senza sottrarre nessuno alla sua azione salvifica. Si presenta con un semplice ma forte saluto: Pace a voi, pace alle vostre paure, ai pensieri che ci portiamo dentro, ai cammini spezzati, ai sogni mandati in frantumi. Shalom. I discepoli, nonostante tre anni di tempo trascorso insieme, tra ulivi verdeggianti e villaggi, non lo riconoscono. Essi sono turbati perché pensano che Lui non sia il Risorto ma un fantasma. Per sciogliere ogni dubbio dei discepoli, Gesù introduce si fa guardare, toccare e mangia con loro. In questo modo egli dimostra di essere l’uomo assente dal sepolcro, solo che ora i segni della morte e della sconfitta sono segni di vittoria: il Crocifisso è risorto. Anche noi, attraverso la testimonianza dei discepoli siamo invitati con loro a toccare e vedere il Signore aprendo la nostra mente all’intelligenza delle Scritture. Infatti, non è sufficiente toccare il corpo del Risorto: Cristo deve essere incontrato nelle Sacre Scritture. Ok questo modoe nasce la fede pasquale che lo professa quale realizzatore del disegno di salvezza del Padre. Gesù condivide con i suoi discepoli il cibo e poi apre la loro mente alla comprensione delle Scritture svegliando anche la loro memoria: “Sono queste le parole che vi dissi quando ancora ero con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi” (Lc 24,44). Ecco allora l’importanza centrale delle Scritture per accedere alla fede pasquale. Con Gesù Risorto ancor più siamo chiamati, come gli apostoli, a fare i conti con le nostre speranze e aspettative deluse, spazzate via, come i due di Emmaus, che lungo la via si son sentiti chiamare “stolti e lenti di cuore” a comprendere le Scritture. Un Risorto che si affianca ai nostri passi tristi, per andare lontano dai “luoghi della memoria delusa”, che scalda i cuori e apre gli occhi, che fa correre indietro per poter annunciare la grande notizia che è vivo e che fa stare nuovamente in comunità, con gioia, con speranza rinnovata, con un compito nuovo di testimonianza: dire chi è veramente il Dio di Gesù Cristo. Lui è Risorto, noi siamo chiamati a risorgere alla vita, alla gioia, alla speranza.
Tony Sciacovelli, IV anno
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Al ritorno da Emmaus, i due discepoli raccontano, narrano a quelli di Gerusalemme quello che hanno visto. Essi hanno riconosciuto Gesù nella Parola. Dopo questo evento Gesù entra nel cenacolo tra i dodici. Gesù apparve in mezzo a loro, non sopra, non davanti ma in mezzo, quasi facendo da collante alle loro vite: egli si fa vicino a tutti senza sottrarre nessuno alla sua azione salvifica. Si presenta con un semplice ma forte saluto: Pace a voi, pace alle vostre paure, ai pensieri che ci portiamo dentro, ai cammini spezzati, ai sogni mandati in frantumi. Shalom. I discepoli, nonostante tre anni di tempo trascorso insieme, tra ulivi verdeggianti e villaggi, non lo riconoscono. Essi sono turbati perché pensano che Lui non sia il Risorto ma un fantasma. Per sciogliere ogni dubbio dei discepoli, Gesù introduce si fa guardare, toccare e mangia con loro. In questo modo egli dimostra di essere l’uomo assente dal sepolcro, solo che ora i segni della morte e della sconfitta sono segni di vittoria: il Crocifisso è risorto. Anche noi, attraverso la testimonianza dei discepoli siamo invitati con loro a toccare e vedere il Signore aprendo la nostra mente all’intelligenza delle Scritture. Infatti, non è sufficiente toccare il corpo del Risorto: Cristo deve essere incontrato nelle Sacre Scritture. Ok questo modoe nasce la fede pasquale che lo professa quale realizzatore del disegno di salvezza del Padre. Gesù condivide con i suoi discepoli il cibo e poi apre la loro mente alla comprensione delle Scritture svegliando anche la loro memoria: “Sono queste le parole che vi dissi quando ancora ero con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi” (Lc 24,44). Ecco allora l’importanza centrale delle Scritture per accedere alla fede pasquale. Con Gesù Risorto ancor più siamo chiamati, come gli apostoli, a fare i conti con le nostre speranze e aspettative deluse, spazzate via, come i due di Emmaus, che lungo la via si son sentiti chiamare “stolti e lenti di cuore” a comprendere le Scritture. Un Risorto che si affianca ai nostri passi tristi, per andare lontano dai “luoghi della memoria delusa”, che scalda i cuori e apre gli occhi, che fa correre indietro per poter annunciare la grande notizia che è vivo e che fa stare nuovamente in comunità, con gioia, con speranza rinnovata, con un compito nuovo di testimonianza: dire chi è veramente il Dio di Gesù Cristo. Lui è Risorto, noi siamo chiamati a risorgere alla vita, alla gioia, alla speranza.
Tony Sciacovelli, IV anno
Post correlati
Voci di Pastorale – Enziteto
Leggi più...
Commento V domenica di Pasqua
Leggi più...
Commento alla IV domenica di Pasqua
Leggi più...