I secondi vespri della Regina Apuliae con cui, tradizionalmente, il nostro corso salutò la comunità li ricordo bene. Ma gusto ancor di più l’emozione dirompente del diaconato, il presbiterato e il bagno di lacrime e abbracci vissuto. Soprattutto da parte dei confratelli e del mio vescovo Fernando. Ho avuto la fortuna di non essere stato ordinato da solo: con d.Emanuele condividiamo quel giorno e le tappe vissute nel tempo. Non mi sono mai sentito prete da solo! Per l’amicizia di d.Giuseppe e d.Emanuele, amici di sempre e per sempre, ma anche per la corposità del mio presbiterio diocesano, la mia grande fraternità! Mai solo! Anche nel periodo più triste, dopo un anno di sacerdozio, quando ho salutato con acqua e incenso la mia mamma. Mai solo! Una certezza che è stata speranza, gioia, stile presbiterale! Non so quanto sia riuscito a testimoniarla, ma so bene quanto me ne sia nutrito. La Provvidenza mi ha donato di vivere i primi anni di ministero nella formazione dei seminaristi, sempre insieme ad altri, sempre in squadra. Per un “topo di parrocchia” come me, cresciuto a pane e AC, non è stato immediato rientrare nei format delle comunità che ho servito e amato (prima come rettore al minore di Nardò, poi come educatore nel triennio di Molfetta), ma oggi godo di questo “secondo tempo” di formazione umana e spirituale concessomi. La premura e la spontaneità con cui ho provato a farmi compagno di strada sono stati per me come una vera unzione: ho ricevuto tanta Grazia dalle storie dei ragazzi e dei giovani che ho avuto l’onore di accompagnare. E poi la possibilità di intercettare in alcune esperienze parallele l’ascolto, la cura, lo scoutismo, lo studio. Quanta Grazia! Da settembre il mio ministero ha assunto una svolta importante, con il rientro in Diocesi per la nomina a parroco delle Comunità di Aradeo. E quanto bene sto imparando a trattenere dalla fede della gente a cui il Buon Pastore mi ha inviato. Un’esperienza diversa, travolgente, coinvolgente, trasformante! Sì, si impara continuamente a essere preti. È la nostra fortuna! Ma sempre se si cammina insieme ad altri. Nella gioia interiore di aver detto “Eccomi” a Dio e alla Chiesa, di cui mi fido e senza cui non potrei essere. Una gioia galoppante, che pur nella complessità del tempo attuale, non mi ha mai lasciato e, spero, possa sostenere ancora la corsa del Vangelo nella mia vita.
Don Antonio Bruno