Il Signore porta a termine, in questo brano evangelico, la sua missione terrena di rendere i discepoli consapevoli e disponibili ad accogliere il loro futuro servizio.
«Così sta scritto» (LC 24,46), con questa introduzione il Risorto mostra ad essi come rileggere, in chiave cristologica la Scrittura, fornendo le coordinate per la successiva predicazione apostolica. Tutta l’opera di evangelizzazione, ancora oggi, ha la sua sorgente nel mistero pasquale di passione, morte e risurrezione.
Dentro il quadro dell’apparizione del Risorto agli Undici, avvenuta nel giorno di Pasqua, l’evangelista Luca inserisce la partenza definitiva di Gesù e il suo entrare definitivamente in Dio. L’ascensione non è l’allontanamento del Signore dai suoi discepoli, bensì un rimanere in mezzo ai suoi in modo nuovo.
La benedizione di Gesù ci immerge in una grande liturgia, il cui culmine è raggiunto nell’atto di prostrazione da parte dei discepoli, mentre Gesù viene «portato in cielo» (Lc 24,51). Essi vivono il nuovo culto, espressione del rapporto nuovo della Chiesa con il suo Signore che viene riconosciuto in tutta la sua umanità e divinità.
I discepoli, testimoni degli eventi pasquali, tornano a Gerusalemme «con grande gioia» (Lc 24,52), inaugurando così il tempo della Chiesa e della responsabilità. La gioia caratterizza l’inizio del Vangelo, questa si radica in Cristo, il quale nella Pasqua trasforma la morte in vita. Il tempio, infine, rappresenta per gli apostoli il luogo del raduno e il punto di partenza per l’annuncio del Vangelo.
Noi, come gli apostoli, siamo disposti a prolungare e rendere visibile nel mondo con la nostra vita la presenza di Cristo?
Il Signore porta a termine, in questo brano evangelico, la sua missione terrena di rendere i discepoli consapevoli e disponibili ad accogliere il loro futuro servizio.
«Così sta scritto» (LC 24,46), con questa introduzione il Risorto mostra ad essi come rileggere, in chiave cristologica la Scrittura, fornendo le coordinate per la successiva predicazione apostolica. Tutta l’opera di evangelizzazione, ancora oggi, ha la sua sorgente nel mistero pasquale di passione, morte e risurrezione.
Dentro il quadro dell’apparizione del Risorto agli Undici, avvenuta nel giorno di Pasqua, l’evangelista Luca inserisce la partenza definitiva di Gesù e il suo entrare definitivamente in Dio. L’ascensione non è l’allontanamento del Signore dai suoi discepoli, bensì un rimanere in mezzo ai suoi in modo nuovo.
La benedizione di Gesù ci immerge in una grande liturgia, il cui culmine è raggiunto nell’atto di prostrazione da parte dei discepoli, mentre Gesù viene «portato in cielo» (Lc 24,51). Essi vivono il nuovo culto, espressione del rapporto nuovo della Chiesa con il suo Signore che viene riconosciuto in tutta la sua umanità e divinità.
I discepoli, testimoni degli eventi pasquali, tornano a Gerusalemme «con grande gioia» (Lc 24,52), inaugurando così il tempo della Chiesa e della responsabilità. La gioia caratterizza l’inizio del Vangelo, questa si radica in Cristo, il quale nella Pasqua trasforma la morte in vita. Il tempio, infine, rappresenta per gli apostoli il luogo del raduno e il punto di partenza per l’annuncio del Vangelo.
Noi, come gli apostoli, siamo disposti a prolungare e rendere visibile nel mondo con la nostra vita la presenza di Cristo?
Giuseppe Maurodinoia, III anno
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