“Il seminario non è un luogo, ma un tempo”. Con questa frase, don Gianni – il nostro rettore – ci accolse nel settembre del 2019. Avevo 33 anni, ero una “vocazione adulta” con qualche ferita nelle tasche e molte storie sulle spalle: lavori diversi, relazioni vissute fino in fondo, sogni coltivati e altri lasciati cadere. Quel giorno qualcosa si è acceso. Non sapevo bene dove stavo andando, ma sapevo che stavo entrando in un tempo nuovo. Aveva ragione lui: il seminario non è un luogo ma un tempo. È Kairos, è lo spazio della grazia che interrompe il rumore dell'ordinario per sussurrarti chi sei davvero. Sono entrato in seminario con il mio zaino pieno di domande, a cui non sempre ho trovato risposte, tuttavia ho imparato che la formazione non è aggiungere nozioni, ma lasciarsi trasformare. Infatti non si diventa preti imparando a memoria formule o facendo le cose “giuste”, ma vivendo davanti a Dio con verità, nella comunità, nella preghiera, nei silenzi che fanno più rumore di mille parole. È stato un tempo di scoperte su Dio, su me stesso, sugli altri. Un tempo in cui ho fallito, sono inciampato e fatto i conti con i miei limiti, ma anche ricevuto conferme e segni della fedeltà da un Dio che non mi ha mai abbandonato, nemmeno nei giorni più faticosi. Sicuramente, non sono stati anni facili, perché la verità non è mai comoda, ma sono stati anni belli: anni di volti incontrati, di mani tese, di risate condivise in refettorio, di liturgie che mi hanno scavato dentro, di esperienze vissute, di notti passate a parlare con un fratello in crisi. Anni di umanità, che è probabilmente la prima cosa necessaria per essere discepoli. Il seminario, per me, è stato una palestra dove ho allenato la libertà, quella vera, che non fa rima con egoismo, ma con fiducia. In questo luogo ho capito che Dio non cerca esecutori perfetti, ma figli che si fidano, anche quando tremano. È stato come attraversare un deserto che, poco alla volta, ha cominciato a fiorire, un tempo di potature ricco di tagli dolorosi ma anche di germogli nuovi. Ora, nel ministero, non mi scopro uomo diverso o perfetto, ma più vero, più libero, più capace di lasciarsi amare. Il seminario non è un luogo, è un tempo e io sono grato di averlo abitato con tutto me stesso.
don Antonio Acclavio, VI anno
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