Era il 2020. Fummo costretti a salutare la comunità del seminario non nella ricorrenza solita, il quarto venerdì di maggio, ma in un giovedì sera di ottobre. Eravamo nell’aula magna. Non era festa.
In quella celebrazione i sentimenti di nostalgia si mescolavano alle emozioni di quel qualcosa di nuovo che ci attendeva. Mascherina al volto, l’augurio che rivolgemmo alla comunità fu un insolito affidamento. Affidammo i giovani uomini di allora agli occhi. Agli occhi dei formatori e dei compagni di strada, a quelli materni della Regina Apuliae e a quelli azzurri e pro-gettanti del Cristo bel pastore.
E allora su quella scia, per raccontare di questi miei primi cinque anni di ministero, ho ripensato agli occhi incontrati in questo tempo. Vi parlerò di essi per raccontarvi qualcosa di me.
Il sesto anno e l’anno del diaconato li ho vissuti nella parrocchia di “S. Maria della Consolazione” ad Altamura. Lì ho incontrato occhi di famiglia. Occhi di uomini e donne che amorevolmente mi hanno accolto e mi hanno accompagnato a germogliare nei miei primi passi.
Tre anni li ho vissuti come collaboratore parrocchiale presso la parrocchia dei “SS. Fabiano e Venanzio” a Roma. Gli occhi della città sono occhi schietti e consapevoli. Lì ho incontrato amici che mi hanno accompagnato nel solcare le onde del mare aperto. A Roma ho avuto la possibilità di approfondire ciò che più amo: il disegno. Ho studiato Illustrazione presso lo IED. Lì ho incontrato occhi di ragazze e ragazzi alla ricerca di senso. Giovani compagni di strada con i quali ho cercato di vincere le prime paure della vita. Con loro ho imparato a restare in equilibrio sul filo teso della vita. Qui ho incontrato gli occhi più pieni di domande e per me più sfidanti.
Da dicembre sono viceparroco della parrocchia “Madonna delle Grazie” a Gravina in Puglia. Qui scopro occhi provati ma desiderosi di rimettersi in cammino.
Tutti questi sono occhi non pensati, non cercati, lontani da ciò che pensavo nel tempo di formazione, ma proprio per questo occhi belli, occhi sorprendenti, occhi pieni di Cristo.
don Michele Azzolino
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