Non c'è spiritualità cristiana che non si fondi sulle pagine della Sacra Scrittura, passando attraverso la meditazione di essa che sappia mettere in dialogo Antico e Nuovo Testamento anche potendo attingere alla ricchezza degli studi esegetici; allo stesso tempo ogni pagina della Scittura comunica qualcosa della spiritualità del tempo in cui quel testo fu composto e dei protagonisti che vi compaiono come testimoni della storia della salvezza in essa narrata.
È quanto si coglie dalla lettura del volume dal titolo "Spiritualita e Bibbia", pubblicato nel 2018 dal noto biblista, teologo ed ebraista Gianfranco Ravasi: arcivescovo dal 2007, creato cardinale nel 2010, è presidente emerito del Pontificio consiglio della cultura e della Pontificia commissione di archeologia sacra.
Dopo due prime brevi parti introduttive in cui pone la premessa del rapporto fra cultura, spiritualità e mistica e quella della chiave simbolica per accedere al linguagio spirituale della Bibbia, nella terza e quarta parte l'autore scandaglia i principali passaggi dei due testamenti individuando i molteplici caratteri della spiritualità che vi emerge. Nella quinta parte l'intento è di proporre una sintesi unitaria della spiritualità biblica. Infine l'ultima parte offre due appendici: - un esempio di lectio divina che attinge proprio da una narrazione biblica contenuta nel libro di Neemia; - una riflessione sulla "spiritualità del malato" alla luce dei testi sacri.
Il volume costituisce anche un'efficace e preziosa sintesi della teologia biblica da cui si rileva come «lo spirituale è esperienza affettiva ma non irrazionale, interiore ma non astratta: è esperienza incorporea ma anche "carnale"; è mistero ma anche epifania; è silenzio ma non afasia» (dalla quarta di copertina).
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